Un anno di pandemia: l’analisi di Confesercenti Arezzo

Il Direttore Checcaglini: “Flessione di oltre un miliardo di Pil, in provincia di Arezzo. Rischio chiusura per 265 pubblici esercizi e 82 imprese del comparto moda. Perdita dei consumi per 822 milioni di euro”

Le imprese nella pandemia. Confesercenti scatta la fotografia di un anno di restrizioni imposte dall’emergenza coronavirus. Dal primo lockdown del 9 marzo 2020 ad oggi, in provincia di Arezzo stimata una flessione di Pil pari a un miliardo e 98 milioni di euro. Calo dei consumi per 822 milioni. La pandemia ha messo in ginocchio molte imprese. Inadeguati i ristori ricevuti. Il dato dell’importo medio di ristori ricevute dalle aziende è di 3.044 euro. (In Italia sono stati 3.320.870 i pagamenti effettuati tra Decreto Rilancio, Decreto Ristori e Decreto Agosto per un totale di 10 miliardi).

Un ammontare insufficiente a coprire le perdite sostenute tanto più in Toscana dove le chiusure hanno inciso più che in altre regioni. La Toscana infatti per esempio, nel settore dei pubblici esercizi ha registrato addirittura 143 giorni di chiusura, dopo l’Abruzzo con 146 giorni totali e la Provincia di Bolzano con 154. Adesso a preoccupare è la stima delle chiusure sia ad Arezzo come in tutta la Toscana. Il dato regionale indica ben 3.407 pubblici esercizi a rischio chiusura. “Nella provincia di Arezzo quindi” dichiara il direttore di Confesercenti Arezzo Mario Checcaglini “si rischia di perdere 265 tra bar e ristoranti. Nel comparo moda il dato regionale indica il rischio di chiusura per 1.025 che calato nell’Aretino segna l’abbassamento di 82 saracinesche solo nella moda”.

“L’associazione di categoria” spiega Checcaglini “ad un anno esatto dall’avvio della pandemia, ha redatto a livello nazionale un dossier per analizzare ciò che è accaduto e sta accadendo a causa dell’emergenza coronavirus che oltre ad essere un problema sanitario si è trasformato in una vera catastrofe economica. Ormai da un anno la crisi pandemica condiziona la nostra vita e il nostro lavoro con l’incertezza che è diventata uno spettro per le imprese che stanno affrontando la peggiore crisi economica dal Dopoguerra”.

“Adesso” commenta Checcaglini “il futuro è appeso ai vaccini. Se non arrivano i vaccini e se non sarà messo in atto un celere e capillare, piano vaccinale, le imprese moriranno di pandemia. È evidente che così non possiamo più andare avanti. Le restrizioni hanno imposto una perdita di ricchezza anche per le famiglie basti pensare che la spesa è tornata ai livelli del 1997”.

“In sintesi” conclude Checcaglini “il bilancio del primo anno di pandemia è un bollettino di guerra. Dal primo lockdown ad oggi, il Pil è in caduta libera. La perdita dei consumi e del prodotto interno lordo è stata causata dalle restrizioni alle attività e dal movimento delle persone bloccate a casa per frenare l’andamento dei contagi. Infine le aziende sono state travolte anche dalla ‘burocrazia’ con 532 tra atti e provvedimenti nazionali ai quali si aggiungono oltre 500 atti e provvedimenti a carattere regionale. L’analisi di Confesercenti nazionale ha infatti evidenziato dal punto di vista normativo, una ingente mole di disposizioni normative, sia di carattere centrale che locale, registrando oltre mille provvedimenti che hanno generato sistemi e procedure lente e discipline confuse. Considerando che spesso, le disposizioni sono state varate improvvisamente, è chiaro che ciò ha contribuito a creare ancor più disagi alle imprese”.

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