Affitti brevi: Aigo Confesercenti, “Aumentare la cedolare secca errore strategico. Serve una visione sul turismo, non nuove tasse”

Affitti brevi: Aigo, “Aumentare la cedolare secca errore"

“Si ripropone l’idea di aumentare la cedolare secca sulle locazioni brevi dal 21% al 26%. È una proposta che non condividiamo: non risolve il problema abitativo e rischia di frenare un settore che oggi sostiene una parte rilevante dell’economia nazionale”. Così Claudio Cuomo, Presidente di AIGO Confesercenti.

“Si punta il dito contro chi offre ospitalità extralberghiera, ma il nodo della casa per residenti, studenti e lavoratori non è fiscale: riguarda l’assenza di strumenti efficaci per tutelare i proprietari dalla morosità e la mancanza di un piano abitativo nazionale. Se un proprietario evita l’affitto a lungo termine, spesso lo fa perché non ha garanzie concrete in caso di inquilino moroso. Tassare di più non cambia questa realtà. La pressione sugli affitti è legata anche all’aumento del costo della vita e delle manutenzioni immobiliari. In più la digitalizzazione ha reso semplice e legittimo mettere a reddito immobili inutilizzati: un trend globale, non una deviazione italiana.”

Il turismo, ricorda il Presidente di AIGO, ha sostenuto il patrimonio immobiliare e la ripresa delle compravendite: “Il settore ha evitato una crisi immobiliare più profonda. Trattarlo come un problema, quando ha generato liquidità per l’economia reale, significa ignorare i dati.”

La questione è strategica: “Non mancano solo case nelle città più attrattive: mancano politiche pubbliche per sviluppare nuove aree, migliorare i collegamenti, favorire l’housing per residenti e studenti. Manca una visione. L’Italia già applica una delle imposte di soggiorno più alte al mondo. Nel 2024 i Comuni hanno incassato circa 1 miliardo e 24 milioni di euro, un incremento del 29% rispetto al 2023. Risorse che devono restare ai territori per la gestione del turismo, non essere aumentate per finalità generiche nazionali.”

Il Giubileo 2025 spinge il volume d’affari del turismo italiano, ma la crescita è distorta. L’impennata dei ricavi deriva infatti soprattutto dall’emersione del sommerso, reso possibile dall’obbligo del Codice Identificativo Nazionale (CIN) per le strutture ricettive. Questo conferma che servono politiche attive — controlli, qualità, formazione, servizi, infrastrutture — non nuove tasse.

A livello della singola impresa, il quadro è più cupo. La forte attrattiva religiosa dell’Anno Santo ha saturato Roma che è una delle città trainanti, con un turista low-budget che ha in parte sostituito il turista tradizionale. La conseguenza è una forte erosione del margine di profitto netto, rendendo la crescita del volume lordo poco significativa per la redditività aziendale.

Il turismo, conclude Cuomo, “ha generato in Italia 215 miliardi di euro nel 2023 e occupa quasi 3 milioni di lavoratori. Questo settore rappresenta una straordinaria opportunità di sviluppo sociale ed economico, soprattutto se incrociato con il recupero del patrimonio immobiliare e l’assorbimento della disoccupazione. In Italia si contano circa 7,4 milioni di unità abitative non occupate, e oltre 1,5 milioni di persone senza lavoro. Serve una strategia che valorizzi questa ricchezza immobiliare e che veda il settore turistico come motore per l’occupazione, anziché misure punitive che rischiano solo di ridurre l’offerta turistica e alimentare l’irregolarità”.

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