Carni equine, Fiesa Assomacellai: “iniziative europee contro macellazione equina antistoriche e demagogiche, arrecherebbero enormi danni alla filiera”

“Governo vigili affinchè questa assurdità non si realizzi”

La petizione promossa da alcune associazioni europee, ed autorizzata dalla Commissione Europea, per vietare la macellazione di cavalli è di una gravità assoluta e non tiene conto dell’enorme valore della filiera nel suo complesso e della storia enogastronomica dei paesi membri. Gli organizzatori della richiesta chiederebbero una norma comunitaria che non solo ne vieti la macellazione, ma anche il trasporto su lunga distanza, la regolazione delle modalità di impiego nei lavori rurali e la commercializzazione dei prodotti equini.

“Si vuole imporre – dice Luigi Frascà, Presidente di Fiesa Assomacellai Confesercenti – il punto di vista di una minoranza alla maggioranza dei cittadini e a quella parte di italiani che privilegiano la carne equina nella propria alimentazione. Come succede in tante parti d’Italia, dalla Puglia all’Emilia Romagna, fino alla Lombardia e al Piemonte, dove sono radicate tradizioni e attività. Nessuno obbliga al consumo di carni equine, ma si lascino in pace i cittadini europei e si permetta loro di scegliere il proprio regime alimentare”.

“Si tratta – dice Mario Rossoni, Presidente del Gruppo italiano carni equine di Confesercenti – di un’iniziativa già tentata a livello nazionale e miseramente abortita anni fa, ad opera di animalisti che oggi attaccano la carne equina e domani prenderanno di mira il settore ovi-caprino, poi l’avi-cunicolo, poi il bovino e poi il suinicolo.

Non hanno alcun rispetto per la maggioranza dei cittadini. Ignorano il valore della filiera equina che vive in ragione della sua complessiva articolazione, così come si è venuta storicamente strutturando nel nostro Paese, costituendo un’antica tradizione che ha saputo coniugare ad altissimo livello diversi profili: dall’allevamento alla pratica equestre, dalle attività agro-turistiche a quelle ricettive-sportive e a quelle eno-gastronomiche”.

“La gastronomia italiana a base di carne equina, oltre ad una tradizione secolare, è tra le più conosciute e apprezzate al mondo”, continua Rossoni. “È una filiera che garantisce la corretta gestione del settore e l’equilibrio della sostenibilità economica delle diverse componenti, che vivono in osmosi – e in funzione – l’una dell’altra.

Il settore equino rappresenta inoltre un fondamentale presidio delle politiche di tutela del territorio e di promozione della vivibilità delle aree collinari e montane dell’Italia rurale, contribuendo allo sviluppo delle attività agro-alimentari, rivestendo un ruolo primario per le aziende che vi operano, per l’economia italiana e come presidio della sicurezza alimentare dei consumatori.

La filiera equina italiana, dunque, costituisce un patrimonio che tutti gli operatori, che a vario titolo interagiscono nel settore, debbono saper preservare per salvaguardare una ricchezza inestimabile in termini di conoscenza, di relazioni, di primati, di valore: un insieme che si tiene e si sostiene. Per questo il Governo italiano e il Ministro Lollobrigida devono vigilare affinché questa ennesima assurdità non si realizzi”.

 

 

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