Commercio, Confesercenti Modena: “Permane il saldo negativo tra cessazioni e aperture di esercizi commerciali: nel secondo quadrimestre dell’anno scompaiono altre 22 imprese”

In crescita le attività di e-commerce; stabili pubblici esercizi e ristorazione

La ripartenza dei consumi non arresta il calo delle attività imprenditoriali. Al 31 agosto 2015 si riscontra infatti che, a fronte di 67 nuove iscrizioni sul territorio provinciale, sono 89 quelle che hanno chiuso i battenti con un saldo di -22 imprese. Un dato in linea sia con quello regionale dove dall’inizio dell’anno le MPMI (Micro piccole medie imprese) cancellate sono state 754 contro le 478 nuove (-276), sia con quello nazionale che registra un -5.238 imprese. Tutti dati ancora in territorio negativo anche se in recupero rispetto ai saldi registrati nel periodo gennaio-aprile 2015.

“Nonostante la situazione si presenti ad agosto, migliore rispetto al primo quadrimestre, le chiusure anche a livello locale continuano a prevalere – afferma Tamara Bertoni Direttore generale di Confesercenti Modena – Segno che la ripartenza dei consumi risulta ancora troppo debole per consentire ai negozi di vicinato di intercettare la ripresa. Infatti cosi come certificato dai dati Istat, l’aumento dei consumi al momento è assorbito in grande prevalenza dalla grande distribuzione. In vista della Legge di Stabilità, occorre dunque favorire attraverso la leva fiscale anche le imprese minori, ora ancora troppo ai margini dai benefici fiscali previsti per le imprese di maggiori dimensioni. Questo attraverso l’attuazione della semplificazione fiscale, nonché attraverso l’innalzamento della soglia di accesso ai regimi forfettari agevolati. E’ altresì indispensabile favorire una ripresa del credito verso le imprese che vedono ancora diminuire le erogazioni.

Entrando nel merito dei diversi settori, il dettaglio alimentare vede 14 nuove iscrizioni e 16 chiusure con un saldo di -2. Peggiore il trend se guardiamo all’extralimenare: a livello provinciale di fronte ai 53 nuovi punti vendita ci sono stati 73 quelli che hanno calato la serranda con saldo di -20. Stabile può definirsi invece l’andamento nel settore dei pubblici esercizi. Al 31 agosto il numero di bar e ristoranti aperti 85, eguagliano quelli costretti a cessare l’attività.
In direzione opposta al trend nazionale che vede il commercio su aree pubbliche crescere in modo esponenziale con un saldo positivo di oltre 3000 imprese, a livello provinciale registriamo un saldo di -2 (19 iscrizioni con 21 cessazioni).

Positivo invece l’andamento delle attività di e-commece, nel periodo compreso tra gennaio e agosto 2015, in provincia di Modena, si segnalano 16 nuove realtà imprenditorili contro 6 cessazioni, con un saldo che segna un buon +10: il dato migliore di tutta la regione Emilia Romagna.
Resta inoltre un altro fattore negativo venutosi a creare in questi anni di crisi e che ora caratterizza anche i maggiori centri del territorio modenese: quello dei locali sfitti e vuoti. Sulla base di rilevazioni delle imprese di intermediazione immobiliare (elaborazione ANAMA Confesercenti) in Emilia Romagna si stimano ben 44.272 negozi sfitti. “La crisi economica, la liberalizzazione degli orari e gli affitti che, soprattutto nelle aree di pregio commerciale, sono sempre più elevati, stanno determinando soprattutto nei centri storici la chiusura di molti negozi – aggiunge Tamara Bertoni – Per riportare gli esercizi commerciali nei centri urbani Confesercenti propone l’inserimento già nella prossima Legge di Stabilità di un meccanismo ‘combinato’. Una norma che permetta di introdurre canoni concordati e una cedolare secca anche per gli affitti di locali commerciali. Un sistema già previsto per le locazioni abitative e che potrebbe essere adottato anche per il commercio attraverso un accordo tra proprietari immobiliari, rappresentanti delle imprese commerciali e amministrazioni territoriali competenti. In questo modo si favorirebbe, in un momento di ripartenza dell’economia, la ripresa del mercato immobiliare, dando allo stesso tempo nuovo impulso alla rinascita del commercio urbano. Si creerebbe quindi valore per tutti i soggetti interessati”.

 

 

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