Confesercenti Lombardia, stretta su bar e ristoranti: l’Associazione non ci sta

Il Presidente Piccioli: “Pericoloso colpire indistintamente un settore. Predisporre da subito interventi economici”

«Pericoloso colpire indistintamente un settore già duramente provato. Da subito occorre mettere in campo interventi economici di sostegno». Il presidente di Confesercenti della Lombardia Orientale, Pier Giorgio Piccioli commenta così la nuova ordinanza che Regione Lombardia ha varato nella notte come provvedimento di contenimento alla nuova ondata di contagio da Covid 19 e che impone misure stringenti anche nel settore dei pubblici esercizi prevedendo la chiusura alle 24 e il servizio ai tavoli a partire dalle 18; e la sospensione delle attività per sale bingo, sale scommesse e sale giochi così come per il gioco con dispositivi elettronici all’interno di esercizi pubblici, commerciali e tabaccherie.

Temendo nuove restrizioni a livello nazionale, Piccioli descrive il disappunto di una categoria che nelle scorse settimane ha investito molto per elevare i livelli di sicurezza dentro e fuori i propri locali nella consapevolezza di dover fare la propria parte nella lotta contro la pandemia. «Ci aspettavamo dalla autorità degli interventi più puntuali e circoscritti alle situazioni dove le regole non vengono rispettate, anziché un intervento a tappeto che colpisce tutti indistintamente – continua Piccioli -. Il sentimento dei pubblici esercizi è quello di essere diventati capri espiatori, additati come i principali responsabili di una situazione che di certo non dipende da loro. Bar, pub e ristoranti, alberghi, e strutture ricettive ce la stanno mettendo tutta, per garantire la sicurezza di imprese e cittadini, ma per non fermare l’Italia c’è bisogno dell’impegno di tutti».

Solo con l’annuncio di una nuova stretta è stato perso il 20% del fatturato, che tradotto significa  circa un miliardo di euro sfumato in un solo mese a livello nazionale. Percentuale che nei prossimi 30 giorni, secondo Confesercenti, salirà fino a toccare il 40%. «Si tratta di un ulteriore colpo per un settore estremamente provato dalla crisi economica, dal lockdown e dallo smart working – continua il presidente -. Occorre ricordare che dietro a queste attività ci sono famiglie di imprenditori e lavoratori che vivono grazie alle loro aziende. Il tessuto socio-economico di ogni città è gravemente in pericolo. Chiudere in anticipo e in maniera indiscriminata le attività potrebbe portare poi più danni che benefici, con operatori sempre più in difficoltà e cittadini che lasceranno la sicurezza dei locali per andare in strada, dove sarà minore la possibilità di controllare distanziamento e rispetto delle regole».

Per questo si chiedono da subito delle misure di sostegno «Chiediamo di rendere disponibili da oggi nuovi aiuti economici. Interventi di sostegno certi, rapidi e adeguati, destinati alle imprese che entrerebbero in crisi per effetto delle restrizioni. Un ritardo è inammissibile: significherebbe la morte delle attività e un sistema economico che rischia di collassare. Occorre agire sui costi fissi, come affitti, Tari e Cosap, con interventi decisi ma troppo spesso lasciati alla libera iniziativa di amministratori locali e quindi disomogenei sul territorio e del tutto insufficienti».

 

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