Confesercenti Trento, buoni pasto: il nuovo bando provinciale rischia di penalizzare servizio e qualità

Il bando alza i costi delle commissioni a fronte di un peggioramento del servizio, alcuni esercizi pubblici non accetteranno più i buoni pasto

Un bando provinciale che alza i costi per gli esercenti e quindi per i consumatori, esercizi pubblici che non accetteranno più i buoni pasto a causa delle commissioni ancora più elevate e un peggioramento del servizio. Questo lo scenario che si prospetta a causa del nuovo bando provinciale sui buoni pasto.

A vincere è stata una società di buoni pasto che ha presentato l’offerta al ribasso migliore, ovvero più conveniente per gli utilizzatori di tale servizio (risparmiando nelle voce di spesa del bilancio provinciale) e fin qui nulla di male.

Peccato che lo sconto di ribasso nel capitolato si ripercuoterà per la medesima percentuale sulla commissione che dovrà pagare il pubblico esercizio alla società che si è aggiudicata la vittoria dei buoni della PAT e di tutte le società pubbliche o Comuni che aderiscono alla convenzione quadro.

Esempio: la società buoni pasto che si è aggiudicata il bando ha inserito al ribasso nel capitolato tecnico un 10.80% di sconto, lo stesso valore (10.80%) sarà a carico della commissione che dovrà pagare l’esercente.

Si specifica che la stessa (percentuale/commissione) dovrà “essere omnicomprensiva di qualsiasi onere tecnico e/o amministrativo e di tutte le fasi relative al cosiddetto ciclo passivo del buono pasto elettronico necessario per portare a buon fine la transazione di pasto. Nessun corrispettivo ulteriore dovrà essere richiesto all’esercente per adesione alla rete, gestione delle fatture, compresa l’emissione automatizzata delle fatture”.

Ancora una volta “il risparmio” si fa sulla pelle dei gestori e sulla qualità del servizio.

E’ da sottolineare che il bando precedente (ancora in essere) prevede una commissione pari a 0%.

Il meccanismo del massimo ribasso è uno strumento non condivisibile, come per altro evidenziato anche in sede delle audizioni per il disegno di legge semplificazione.

Il comparto ristorativo provinciale tra bar e ristoranti comprende circa 3382 imprese e 36611 collaboratori pari al 16% della forza lavoro totale nella PAT.

Lo scenario che prevediamo è il seguente: costi maggiori per gli esercenti a fronte di un impegno che porterà alla somministrazione di menù a prezzi stabiliti precedentemente che non potranno essere modificati per 4 anni (ovvero per tutta la durata del bando), probabili esercizi che non accetteranno più i buoni pasto (a causa delle commissioni elevate), diminuzione del lavoro con relative perdite di personale.

Inoltre un’offerta ristorativa, che per i motivi citati, non potrà più garantire i livelli di qualità della ristorazione trentina.

 

 

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