Confesercenti Umbria: il prolungamento del lockdown costerà svariate centinaia di milioni di euro alla regione

Il presidente Granocchia: “Il mondo delle piccole imprese del commercio e dei servizi, dopo settimane di fermo totale, si aspettavano una maggiore apertura”

Il presidente Confesercenti Umbria, Giuliano Granocchia, commenta così l’ultimo decreto del Premier: “Ascoltando il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciare la cosi detta fase 2 mi veniva in mente, a mano a mano che ne dispiegava i contenuti, un libro molto in voga negli anni ottanta, l’autore Milan Kundera, il libro L’insostenibile leggerezza dell’essere. Sostituendo il complemento oggetto del titolo con misure abbiamo la perfetta sintesi per definire quanto deciso dal governo, l’insostenibile leggerezza delle misure”.

“Inutile dire – aggiunge – che il mondo delle piccole imprese del commercio e dei servizi dopo settimane di fermo totale si aspettavano una maggiore aperture anche alla luce degli incontri nazionali avvenuti tra associazioni e governo. Non capiamo, come Confesercenti, perché mantenere totalmente chiuse le attività commerciali, artigianali e di servizio di vicinato, così come i mercati ambulanti, che se ben regolamentati rappresenterebbero un punto di riferimento sicuro anche in questa fase. A tal proposito la nostra Associazione, come dichiarato dalla Presidente nazionale Patrizia de Luise, ha da tempo predisposto ipotesi specifiche categoria per categoria consegnate all’attenzione del Governo. Invece nulla o quasi”.

“L’ulteriore prolungamento del lockdown – sottolinea – costerà circa 10 miliardi a livello nazionale e svariate centinaia di milioni di euro nella nostra piccola Umbria. Un costo che per moltissime attività non sarà sostenibile e ne comporterà la chiusura quando non passaggi di proprietà sui quali fare attenzione. I mancati incassi, l’accelerazione dei cambiamenti nel modello degli acquisti con una grande crescita in questo periodo dell’e-commerce sarà pagato dal commercio di vicinato, da migliaia di piccoli imprenditori e tantissimi loro dipendenti. Quando tutto sarà passato quello che non passerà saranno le chiusure, tante nuove saracinesche abbassate e nuovi disoccupati”.

“Dobbiamo sconfiggere – conclude – la polarizzazione che si è creata tra i sostenitori del tutto aperto e i sostenitori del quasi tutto chiuso; rifiutare la catalogazione che vuole i primi come indifferenti ai pericoli dell’epidemia ed i secondi indifferenti alla tragedia economica che sta montando. La nostra Associazione lavorerà per far si che l’Umbria esca quanto prima possibile da questa situazione.”

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