Consiglio Di Stato: pane resta attività agricola. Fiesa Assopanificatori Confesercenti, si perpetua disparità trattamento fiscale tra imprenditori

Assopanificatori

Trombini: “Quando si fa la stessa impresa e lo stesso lavoro le regole devono essere uguali per tutti”

Fiesa Assopanificatori Confesercenti, in riferimento alla sentenza sulla panificazione nelle attività agricole, esprimendo doveroso rispetto verso il pronunciamento del Consiglio di Stato, rileva con rammarico il mancato apprezzamento della forte dose di concorrenza sleale che si conferma nell’ordinamento italiano.

“Siamo per la libertà di iniziativa e per la corretta concorrenza economica tra le imprese – dice il Presidente nazionale di Assopanificatori Confesercenti Davide Trombini. Quando si fa la stessa impresa e lo stesso lavoro le regole devono essere uguali per tutti, altrimenti si introduce un privilegio fiscale a favore di alcuni, a danno di altri. Purtroppo, la questione da un punto di vista giuridico è stata gestita male. Non è stato rappresentato compiutamente, ed in continuità, il vero punto del contendere: la panificazione è stata liberalizzata al tempo delle lenzuolate di Bersani e nessuno oggi vuole porre divieti”.

“Il punto – prosegue il Presidente nazionale di Fiesa Assopanificatori – è che se gli agricoltori, che hanno un regime fiscale molto agevolato, vogliono svolgere attività aggiuntive e/o collaterali all’attività principale, debbono osservare le regole e le norme che presiedono quelle attività. Questo vale per panificazione, ristorazione, ricettività o altro, sia dal punto di vista igienico-sanitario che fiscale, altrimenti si realizza una concorrenza sleale a danno di imprenditori che svolgono correttamente il loro lavoro e devono confrontarsi tutti i giorni con il mercato”.

“La sentenza – conclude Trombini – mantiene forti disparità di trattamento tra imprenditori, sperequazioni economiche e gestionali, che stanno producendo pesantissime perdite per gli operatori commerciali. Riteniamo che dal punto di vista legislativo non sia corretto né equo applicare, ad imprenditori che svolgono lo stesso lavoro, consistente nel vendere al pubblico prodotti alimentari, differenti disposizioni di carattere amministrativo, fiscale e tributario; nonché per quanto attiene alla sicurezza igienico sanitaria alimentare, persino in violazione della normativa urbanistica. E nei confronti del consumatore finale realizzare persino un diverso livello di corretta informazione sull’origine dei prodotti e i loro ingredienti. La nostra Associazione resta impegnata per superare tali disparità, in sede legislativa e giudiziaria, e a garantire trasparenza ai consumatori.”

 

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