Corso Fismo – Università “La Sapienza” venerdì 9 maggio ore 9-13. Interventi del Dott. Enzo Maria Tripodi sui Foc e del Dott. Lino Busà sulla Contraffazione

Intervento del Dott. Enzo Maria Tripodi Dirigente Unioncamere 

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FACTORY OUTLET

Una frontiera fra distribuzione e comunicazione

Catena di distribuzione

In passato il produttore aveva un contatto diretto con il consumatore, non esistevano i negozi. La distribuzione era limitata, non si produceva grandi quantità ma solo per esigenze quotiane.
In seguito  nasce la produzione di massa, le fabbriche producono gran quantità di prodotti.
Il Marchio è l’elemento identificativo di provenienza del prodotto, ma è anche un mezzo di marketing.
Molti prodotti contengono l’immagine di marketing determinata dal marchio e non attraverso il produttore. Si conosce il marchio ma non il produttore.

PRODUTTORE

GROSSISTA

DETTAGLIANTE

CONSUMATORE

Il PRODUTTORE è il primo anello della scala produttiva, ma in realtà non lo è in quanto non produce materie prime ma le acquista.

Il GROSSISTA detiene grandi quantità di merci. Possiede grandi superfici di spazio per poter ospitare il quantitativo di merci.

Il DETTAGLIANTE è un operatore che acquista dal grossista per vendere direttamente al consumatore finale. Il dettaglio è suddiviso per fasce metriche a cui corrispondono le relative autorizzazioni per esercitare l’attività:

– Grandi superfici di vendita

– Medie superfici di vendita

– Esercizi di vicinato (struttura fino a 250 mq)

L’outlet è nato in Europa negli anni 2000.
L’outlet è un contesto innaturale, artificiale, in  cui sono presenti più esercizi di diversi produttori. La vendita è inserita in un contesto globale, una piccola città. E’ una simulazione, non c’è niente di vero.
La vendita deve essere ricorrente, ripetitiva.
Ci si reca negli outlet con altre persone e si spende di più.
Negli outlet le merci sono scontate dal 30% al 70% rispetto al prezzo praticato nel negozio. Perché? Si tratta di prodotti che appartengono alle collezioni passate oppure a prodotti che non hanno superato gli standard qualitativi del produttore (tenuta dei bottoni, fodera…). Non si tratta di prodotti “difettati” altrimenti non potrebbero essere venduti. I controlli qualitativi sono certificati da tagli andini che si trovano all’interno del capo con riportata la dicitura “passed” seguita da una serie di codici. Se il prodotto non supera lo standard finisce negli outlet.
Quando si costruisce un outlet, viene individuato un ambiente in cui ci sono le condizioni migliori, dove il Comune del luogo agevola l’apertura dell’esercizio.
Ogni 20.000 mq. di outlet fornisce lavoro a 500 persone.

Gli elementi che vengono presi in considerazione quando si apre un outlet sono:

– Tempo di percorrenza per arrivarci;

– Reddito delle persone residenti nei pressi dell’outlet

– Azioni di marketing: futuri turisti, chi non abita da quelle parti, attrazione della griffe…

Tipologie di Factory:

1) FACTORY SHOP
Si tratta di uno spaccio aziendale dedicato ai dipendenti, contigui alla fabbrica

2) FACTORY OUTLET
Negozio al dettaglio di proprietà dell’azienda ma dislocato lontano da essa

3) OUTLET CENTER
Struttura in cui i produttori si trasformano in dettaglianti sotto il controllo di un gruppo organizzativo esterno

Le chiavi di successo di un outlet sono:

– Prezzo, sconto dal 30% al 70%

– Griffe

Shopping esperienziale: quando un individuo associa allo shopping una dimensione di svago e intrattenimento, ricevendo una risposta ai propri bisogni emozionali. Le emozioni rappresentano atteggiamenti che si traducono in intenzioni di acquisto. L’atto del comprare diviene quindi un’espressione della personalità del consumatore.

Tipologie del cliente:

– BERGAIN HUNTER che è alla ricerca di occasioni

– VALUE ORIENTED è interessato anche al contesto

Sono stati presi in considerazione a titolo di esempio due tipologie di Outlet:

1) FOX TOWN di MENDRISIO, outlet-casinò. Si tratta di un Outlet pensato per integrare il turismo ai servizi per la persona

2) MC ARTHUR GLEN di SERRAVALLE, outlet-castello. Outlet che è la ricostruzione di un castello, con il suo borgo, le torri…

Tutti gli outlet hanno le seguenti caratteristiche:

a) Essere costruiti fuori dalla cerchia cittadina, pensato con tutti i servizi identici a quelli di un’area cittadina

b) Essere costruito su di un piano, per rendere attrattivi tutti i marchi. La verticalità non si sposa bene con l’outlet, ma è pensato per un disegno americano

c) Avere una forma circolare per indurre il cliente ad un certo giro in cui l’offerta è completa, a differenza del modello a “M” dove il cliente può scegliere la direzione. Infatti per evitare che il consumatore si fermi ad un certo punto del percorso si crea un piano per categoria merceologica dei prodotti

d) Offrire al cliente tutti i servizi di cui necessita: benessere, sicurezza, percezione di una gita turistica…

Oggi gli Outlet sono in crisi ed attualmente stanno sorgendo gli outlet degli outlet per i prodotti che sono invenduti.


Intervento del Dott. Lino Busà Responsabile Ufficio Sicurezza e Legalità 

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CONTRAFFAZIONE

L’estorsione e l’usura, denominate “tasse della mafia”, sono reati tipici della mafia.
I mercati illegali concorrenti sono: contrabbando, abusivismo e contraffazione.
In questa sede tratteremo il tema della contraffazione.
La contraffazione è un’attività lucrosa con un indice di penalizzazione molto basso (multa) rispetto agli altri reati. Questo è determinato dal fatto che c’è poca attenzione su questo problema.

In particolare per contraffazione si intende:
– produzione e commercializzazione di merci che recano illecitamente un marchio identico ad un marchio registrato

– produzioni di beni che costituiscono riproduzioni illecite di prodotti coperti da copyright

Dall’altro canto il significato proprio del termine “contraffare” è riconducibile all’attività di chi riproduce qualcosa in modo tale che possa essere scambiata per l’originale.
Si tratta di un’attività illecita che viola il diritto di proprietà, anche intellettuale.
E’ diventata un’attività principale della criminalità organizzata, in particolare della camorra e mafia cinese.
E’ un reato in cui la parte offesa non sa di essere vittima di reato, non ha la consapevolezza di concorrere al reato, ma partecipa a questa attività. E’ un’attività che c’è sempre stata e che si muove tra la linea del legale e dell’illegale.
Tutto può essere oggetto della contraffazione, qualsiasi tipo di attività. Negli ultimi anni in particolare si è diffusa la contraffazione di farmaci.
Oggi si produce poco in Italia. Dai Paesi del Sud Est asiatico partono le merci che arrivano in Europa e raggiungono i luoghi dove vengono a sua volta ridistribuiti fino ad arrivare ai venditori ambulanti (“vu cumprà”).
Solo il 3% dei containers che arrivano in Europa vengono ispezionati. Oltretutto l’ispezione avviene con mezzi idonei di rilevazione non idonei.
L’aggravante della contraffazione è la “sofisticazione” che oltre a rubare l’idea è nociva per la salute perché vengono impiegati elementi dannosi che spesso sono cancerogeni (profumi, giocattoli, calzature…).
In Italia il mercato della contraffazione è stimato in 8 miliardi di euro.

I settori più colpiti sono:
– 70% settore moda (tessile, pelletteria, calzature)
– Pirateria
– Giocattoli
– Alimentari
– Cosmetica
– Farmaci

Ogni anno la Guardia di Finanza sequestra 150 milioni di pezzi. Il 70% della merce sequestrata avviene nel sud Italia, in particolare in Campania (articoli musicali, programmi di computer, abbigliamento), la Puglia (giochi elettronici), ma anche in altre regioni come la Lombardia e il Veneto (occhiali, calzature).

I canali di distribuzione sono due:
1) Abusivismo (bancarelle e vu cumprà)
2) Contraffazione dell’e-commerce (vendite su internet) fenomeno in crescita

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