Decreto Milleproroghe e semplificazione amministrativa, per Fiesa occorre una proroga in materia di Registro Telematico cereali e farine

Fiesa: convocata la Presidenza

Con una nota alla Confederazione, in riferimento al pacchetto di richieste di proroghe approntato per le scadenze parlamentari, Fiesa ha chiesto lo slittamento del registro telematico di cereali e farine, in vista di un suo auspicabile  e sollecitato superamento.

Tale richiesta è stata ulteriormente rafforzata e comunicata al Governo nelle osservazioni avanzate al Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale, per l’approfondimento dei temi oggetto dell’informativa del Ministro Brunetta, con particolare riferimento agli interventi per la semplificazione e la standardizzazione delle procedure amministrative. Nel documento, oltre ad una introduzione di carattere generale sui temi delle semplificazioni, vengono avanzate  richieste specifiche per alcuni settori e categorie. Tra queste quella concernente il Registro telematico SIAN per il monitoraggio delle produzioni cerealicole.

Come è noto la legge 30 dicembre 2020, n. 178 (Legge di Bilancio 2021), ha introdotto un ulteriore sistema di tracciabilità che, allo scopo dichiarato di consentire un accurato monitoraggio delle produzioni cerealicole nazionali, prevede pesanti oneri per gli operatori che detengano, a qualsiasi titolo, cereali e farine di cereali in quantitativo superiore alle cinque tonnellate annue. In particolare, le imprese che superino tale limite saranno tenute, pena significative sanzioni amministrative, ad annotare, entro 7 giorni lavorativi, le operazioni di carico e di scarico in un registro telematico istituito nell’ambito dei servizi del Sistema informativo agricolo nazionale (SIAN), con modalità da definirsi in apposito decreto del Mipaaf. Tale adempimento, anche in ragione del modesto quantitativo annuale idoneo a far scattare l’obbligo e della scelta di prevedere la tracciabilità non solo delle materie prime ma anche delle farine, è destinato ad impattare pesantemente su tutta la filiera (dalla produzione, alla trasformazione fino al commercio al dettaglio ed ai pubblici esercizi), gravando trasversalmente tutte le imprese di ulteriori e pesanti oneri, legati all’implementazione e gestione del sistema, in un periodo in cui tutte le aziende devono già affrontare la difficile sfida di assicurare la continuità operativa nel contesto della crisi pandemica ed economica in atto. La previsione di un tale onere risulta ancor più incomprensibile e sproporzionata alla luce delle disposizioni europee e nazionali che già garantiscono ampiamente gli obiettivi di monitoraggio delle produzioni cerealicole e di trasparenza verso il mercato. Come noto infatti il Mipaaf già rileva, nell’ambito del monitoraggio previsto dalle disposizioni UE, i dati relativi alle produzioni, importazioni, esportazioni di grano duro, grano tenero, orzo e mais, al fine di elaborare il bilancio cerealicolo nazionale, annualmente comunicato ai competenti Servizi della commissione UE ai fini della definizione del bilancio cerealicolo europeo. In una situazione in cui, da una parte, sono noti e rilevati i quantitativi complessivi importati (e relativa origine) e, dall’altra, è obbligatoriamente dichiarata l’origine del grano nei prodotti immessi al consumo, non si comprende quale valore aggiunto possa apportare questo ulteriore e capillare tracciamento interno della filiera che, peraltro, si pone in aperta controtendenza rispetto agli obiettivi di massima semplificazione che – mai come in questo periodo – dovrebbero ispirare l’azione di Governo. Si ricorda che, proprio nella logica della semplificazione, sono stati eliminati nel 2019 tutti i registri telematici realizzati nel corso degli anni (in particolare la legge 11 febbraio 2019, n. 12, di conversione il D.L. 14 dicembre 2018, n. 135 ha eliminato l’obbligo della tenuta del registro di carico e scarico del “burro”, degli “sfarinati e paste alimentari” e delle “sostanze zuccherine” per i grossisti e gli utilizzatori; parimenti è stato eliminato l’obbligo della comunicazione relativa alla produzione ed esportazione degli sfarinati e delle paste alimentari di cui all’art. 12 del DPR 187/01).

La previsione contenuta nella legge di bilancio rappresenta quindi un incomprensibile e ingiustificato passo indietro, in un momento che invece imporrebbe un deciso passo in avanti verso la sburocratizzazione, come precondizione per una reale azione di sostegno al mondo imprenditoriale. Appare opportuno eliminare questa disposizione o, in subordine, rimodulare la misura sulla base delle effettive esigenze di tracciamento, nella logica di una minimizzazione dei costi e di una effettiva tutela e valorizzazione della filiera.

 

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