Fiducia: Confesercenti, la frenata estiva ‘raffredda’ agosto. Crolla per il commercio, pesa il rallentamento dei consumi: “nel 2023 spariranno 24mila negozi”

inflazione

Nei primi sei mesi dell’anno crollano le nascite di imprese del commercio, una sola apertura ogni due chiusure

La frenata estiva raffredda il clima di fiducia. Il dato di agosto evidenzia una valutazione abbastanza pessimistica sulla situazione economica, sia da parte dei consumatori ma soprattutto da parte delle imprese per le quali, ci segnala la stessa Istat, l’indice si colloca ai minimi negli ultimi 10 mesi.

Così Confesercenti in una nota.

Il mese ha segnato per le imprese una inversione di tendenza rispetto alle attese. Se luglio confermava un sostanziale ottimismo per la maggior parte delle attività economiche, con agosto invece, a dispetto delle torride temperature, i valori di fiducia delle imprese si sono decisamente raffreddati: le rilevazioni mostrano un calo generalizzato a tutti i settori, in particolare per quelli di commercio e turismo (circa due punti di riduzione).

Particolarmente problematica la situazione delle piccole e medie imprese del commercio al dettaglio, il cui sentiment si riduce di oltre 5 punti in un mese. Una sfiducia generata dal rallentamento dei consumi e dalle difficoltà del comparto, confermate dai dati relativi alle aperture e chiusure delle imprese nel commercio: nei primi due trimestri del 2023 c’è stata, in media, una sola apertura di impresa ogni due chiusure. Uno squilibrio che ha portato alla scomparsa nella prima metà dell’anno di circa 11.800 esercizi commerciali, in particolare piccole imprese e negozi di vicinato. E se il trend non dovesse cambiare, a fine anno stimiamo che spariranno circa 24mila negozi. Un tessuto produttivo che si impoverisce sempre di più: in prospettiva, più che a una rigenerazione urbana assisteremo ad una vera e propria degenerazione urbana.

Anche a livello complessivo, il quadro resta molto incerto. I dati recenti confermano che l’economia europea è entrata in una fase di stagnazione, le stime sul Pil italiano del secondo trimestre hanno evidenziato una crescita che resta vicina a zero e le indagini congiunturali del mese di luglio suggeriscono che anche il terzo trimestre non è partito bene. Una frenata dovuta principalmente alla domanda interna, e che il deterioramento delle condizioni creditizie in corso non potrà che peggiorare nei prossimi mesi. La prossima manovra di bilancio dovrà, perciò, affrontare alcune sfide centrali, concentrando le risorse da un lato a favore dei redditi delle famiglie, e quindi dei consumi, e dall’altro sostenendo le piccole imprese, quelle maggiormente colpite dalla crisi energetica e dalla stretta sul credito, con interventi che ne favoriscano la competitività ed in un quadro normativo che non le penalizzi come avviene da decenni.

 

 

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