Fiepet-Confesercenti Torino: “Ristoranti e bar, sul Green Pass ancora troppi dubbi. Per la metà degli operatori causerà perdite”

Doggy bag

Il Presidente Griffa: “Non sappiamo se dovremo chiedere anche il documento d’identità”

A due giorni dalla sua entrata in funzione, sono ancora troppi i dubbi che riguardano il Green Pass per bar e ristoranti. “Non siamo contrari allo strumento in sé – sottolinea Fulvio Griffa, presidente di Fiepet, l’associazione di pubblici esercizi aderente a Confesercenti -, ma molti problemi relativi al suo utlizzo vanno risolti”.

“La criticità principale – spiega – riguarda il documento di identità: non sappiamo ancora se lo dovremo chiedere per verificare che il Green Pass sia veramente della persona che sta entrando nel locale; senza contare che in caso di problemi saremo lasciati soli a impedire l’ingresso dei clienti. Inoltre, non è ancora stato risolta la questione dei dipendenti: per ora pare che a loro non sia richiesta la vaccinazione. Ma fino a quando? Se si ha questa intenzione, sarà bene che le imprese lo sappiano con largo anticipo in modo da potersi organizzare, specialmente in un periodo di scarsità di personale”.

Anche dal punto di vista organizzativo i problemi non sono pochi: almeno un dipendente, se non due, a seconda delle tipologia e delle dimensioni del locale, dovrà essere incaricato dei controlli, distogliendolo dalle sue normali mansioni e procedendo a ciò attraverso un atto ufficiale di nomina. Non è detto che tutti i dipendenti accettino di buon grado l’incarico, che non è previsto dal loro inquadramento contrattuale. Bisognerà poi avere uno o più cellulari dedicati, che dovranno essere di ultima generazione altrimenti la app per il controllo non può essere scaricata. “Altre spese e altri intoppi pratici – commenta Griffa – a cui spesso chi scrive le norme non pensa, ma che pesano sempre e solo sulle nostre aziende”.

E poi ci sono i risvolti economici: secondo un sondaggio condotto da Swg per Confesercenti fra gli operatori, il 46% teme che l’introduzione dell’obbligo avrà conseguenze negative, con aumento dei costi a carico dell’impresa e riduzione di clientela e fatturati, mentre solo il 29% spera in un effetto benefico. “Una valutazione negativa – spiega Griffa – dovuta anche al timore di non poter sostenere l’attività: visto che a Torino meno della metà di esse non ha spazi per il consumo esterno. La mancanza di dehors è sicuramente un elemento svantaggioso”.

“Aspichiamo – conclude – che almeno parte di questi dubbi possa essere sciolta domani nel corso di due incontri che Fiepet avrà, a livello nazionale, con il governo e, a livello locale, con il prefetto di Torino”.

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