Fisco, adesso spunta l’imposta sullo zerbino

La denuncia di Confesercenti Modena: le sorprese fiscali a carico delle imprese non finiscono mai.

Già arrivate a molti operatori cartelle ICA da saldare che indicano come infrazione per pubblicità non dichiarata il nome dei locali posto sui tappetini d’ingresso. “Gabella del 21° secolo”

Un’imposta sullo zerbino? Sì, e “Non è uno scherzo – parafrasando una frase di un noto film western di Sergio Leone, con un paio di parole cambiate – è un’imposta, e tu paghi!”. Si fermi un attimo chi pensa di aver visto tutto, perché, particolari capaci di stupire anche i più provveduti e scafati ci sono eccome. E questo è uno di quei casi. “Non volevamo crederci – asserisce Confesercenti Area di Modena – ma è tutto vero. Altro che 4.0: con questa imposta sullo zerbino, siamo in pieno clima da tassa sul macinato di ottocentesca memoria.”

A molti operatori del centro di Modena sono state recapitate, da parte di ICA (società che per conto del Comune riscuote le imposte legate alla pubblicità), delle cartelle esattoriali da saldare quanto prima, relative a forme pubblicitarie, secondo valutazioni ICA, non dichiarate o non regolamentari. Tra quelle non dichiarate vi è anche la contestazione che, il nome dell’attività apposto sugli zerbini d’ingresso dei locali, risulterebbe forma pubblicitaria. “Ci sentiamo quindi in dovere – evidenzia Mauro Salvatori, presidente Confesercenti Area di Modena – di mettere in guardia commercianti, artigiani, liberi professionisti che potrebbero essere sanzionati da ICA. Solo perché, inavvertitamente, hanno avuto l’ardire di dotarsi di zerbini col nome dell’attività imprenditoriale senza denunciali come pubblicità.”

“Considerando che, senza esagerare, questo ci pare il paradosso dei paradossi burocratici, auspichiamo la rapida eliminazione di quella che, a tutti gli effetti, risulta una gabella del 21esimo secolo: ingiusta, ridicola e bizzarra. Per contro è forte invece la preoccupazione e non da oggi – continua Salvatori – sulle modalità di accertamento da parte di ICA delle presunte irregolarità. Pare che gli operatori sanzionati in questo caso, abbiamo ricevuto le contestazioni e gli addebiti economici relativi, tramite raccomandata con l’invito a pagare entro 60 giorni per ottenere il dimezzamento della sanzione. E senza che, alcun funzionario ICA si sia formalmente presentato al titolare dell’attività o ai sui dipendenti per formalizzare le contestazioni, in modo civile e corretto. Come dovrebbe avvenire nel rapporto tra Pubblico e contribuente, così da offrire la possibilità a quest’ultimo di spiegare, motivare e controbattere ad eventuali contestazioni.”

“Se così non è stato, quali metodi dunque ICA ha utilizzato e utilizza per verificare le presunte irregolarità e procedere quindi alle sanzioni? Poiché ICA opera in convenzione col Comune l’ente pubblico è a conoscenza dei metodi usati? Riteniamo indispensabile  che l’Amministrazione comunale attivi urgentemente un tavolo di confronto con le Associazioni imprenditoriali; finalizzato ad un protocollo di intesa che renda trasparente il rapporto tra Comune-ICA e contribuenti ad iniziare dalle modalità di accertamento delle presunte infrazioni, per superare modi considerati ormai dai più vessatori. In attesa di ridefinire questo rapporto per una burocrazia al servizio veramente di cittadini ed imprese, sarebbe auspicabile che le sanzioni comminate fossero sospese e l’imposta sullo zerbino soppressa”, conclude Salvatori.

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