8,5% dei pensionati continua a lavorare .Pensione media uomini +34% rispetto a quella donnE
Nel 2024 l’età media di pensionamento sale a 64,8 anni dai 64,2 registrati nel 2023. Lo hanno spiegato i dirigenti dell’Inps presentando il Rapporto annuale dell’Inps.
La crescita è dovuta prevalentemente alla stretta sulle pensioni anticipate con l’introduzione del calcolo contributivo per chi va in pensione con Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi)
e in parte agli incentivi sulla permanenza al lavoro.
L’età media di uscita in pensione di vecchiaia è di 67,2 anni mentre quella per l’anticipata è di 61,6 anni.
“L’elemento più rilevante – scrive l’Inps – è l’aumento del differenziale d’età tra pensioni di vecchiaia e pensioni anticipate, che passa da 3,8 anni nel 2012 a 5,6 anni nel 2024.
Questo ampliamento è dovuto sia all’innalzamento progressivo dell’età media di accesso alla pensione di vecchiaia, cresciuta di 3,5 anni, sia a un aumento, seppur più contenuto, dell’età media delle pensioni anticipate (+1,7 anni).
La divergenza riflette l’innalzamento del requisito anagrafico per la vecchiaia, a fronte dell’assenza di un requisito anagrafico minimo per l’anticipata” con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi per le donne.
“Con l’esaurirsi dei pensionamenti legati a Quota 100 – spiega l’Inps – l’età di accesso al pensionamento anticipato è tornata sui livelli precedenti all’introduzione della misura. Va inoltre
sottolineato come il peso dei pensionamenti anticipati sul totale dei pensionamenti (inclusi quelli per vecchiaia e nelle gestioni dei dipendenti pubblici) si sia progressivamente ridotto, fino a scendere, per la prima volta nel 2024, al di sotto del 50%.
Queste dinamiche confermano come la flessibilità nei canali di uscita, insieme all’evoluzione dei requisiti anagrafici e contributivi, abbia inciso in modo significativo sull’età effettiva di pensionamento, confermandone il ruolo di leva centrale attraverso cui le riforme possono influenzare il comportamento previdenziale dei lavoratori”.
L’8,5% dei pensionati continua a lavorare dopo il pensionamento con percentuali che superano il 20% tra gli ex lavoratori agricoli e sono al di sotto dell’1% per gli ex dipendenti pubblici.
“La quota di pensionati ancora attivi – si legge nel Rapporto annuale – raggiunge il 21,6% tra i pensionati del settore agricolo, il 19,2% tra gli ex artigiani e commercianti e il 27,4% tra i pensionati di altri enti e gestioni previdenziali (di verse dal Fpld). La prosecuzione dell’attività lavorativa dopo il pensionamento è meno frequente tra i pensionati del settore pubblico (0,9%) e tra i lavoratori
dipendenti del settore privato (5,5%)”.
Nel 2024 i pensionati uomini hanno ricevuto una pensione media di 2.142,60 euro al mese, una cifra msuperiore del 34% a quella media ricevuta dalle donne pensionate, pari a 1.594,82 euro, si legge ancora nel Rapporto.
“Al 31 dicembre 2024 i pensionati erano circa 16,3 milioni, di cui 7,9 milioni di maschi e 8,4 milioni di femmine. L’importo lordo delle pensioni complessivamente erogate era di 364 miliardi di euro”.
Le donne sono il 51% dei pensionati ma percepiscono il 44% dei redditi ( 161 miliardi contro 204).
L’importo medio lordo mensile dei redditi pensionistici è cresciuto del 4,4% sul 2023.