Istat, Confesercenti: “Uscita da deflazione dovuta ad energetici, prosegue incertezza”

L’inflazione acquisita nel 2016 rimane negativa (-0,1%) e continua la sofferenza delle imprese: persi 89mila occupati indipendenti in un anno, pesano le chiusure di PMI. L’analisi dell’Ufficio economico: l’Europa dia maggiori margini per sostenere la crescita.

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I dati Istat di oggi sono positivi, ma più dal punto di vista ‘aritmetico’ che reale. L’uscita dalla deflazione a settembre appare infatti trainata più dal ridimensionamento del calo dei beni energetici che da un moto di sostanziale ripresa dell’economia. Un eventuale recupero dei prezzi di gas e carburanti, inoltre, potrebbe incidere negativamente sulla spesa delle famiglie, ridimensionando la già debole ripartenza dei consumi e del Pil.

Così l’Ufficio Economico Confesercenti sulle stime preliminari Istat relative ai prezzi di settembre e all’occupazione in agosto.

La mini-risalita dell’indice di inflazione a settembre – continua l’Ufficio Economico – potrebbe comunque non essere sufficiente a chiudere l’anno in territorio positivo: l’inflazione acquisita per il 2016, infatti, è ancora a -0,1%, a dimostrazione della condizione di debolezza in cui permane la nostra economia. Anche sul fronte del lavoro le notizie sono meno positive di quanto appaiano. L’aumento degli occupati a tempo indeterminato sull’anno è un successo, ma è dovuto in primo luogo agli incentivi che termineranno il prossimo anno. Complessivamente, però, ad aumentare sono soprattutto gli occupati nella fascia d’età dai 50 anni in su: un incremento che sembra essere frutto più dell’innalzamento dell’età pensionabile scattato a gennaio che di un’espansione reale dell’occupazione. D’altro canto, le stesse stime Istat segnalano la sofferenza delle piccole imprese, che continuano a chiudere e che hanno contribuito alla perdita di oltre 89mila occupati indipendenti in appena un anno.

Si conferma, dunque, ancora una volta, una situazione di profonda incertezza, su cui pesa il rallentamento internazionale e in cui segnali positivi e negativi si alternano senza apparente soluzione di continuità. Si naviga a vista, nella speranza che questo percorso in salita, oscillante e tortuoso, porti alla fine ad un consolidamento reale della ripresa italiana. Per uscire dall’impasse servirebbe un’operazione di sostegno alla crescita, a partire da un prolungamento degli interventi volti a favorire la nuova occupazione e da una riduzione fiscale che rimetta in tasca agli italiani, cittadini e imprese, un po’ di risorse. Per fare questo, però, serve un cambiamento anche nell’impostazione della politica economica europea: se non saranno concessi margini di intervento significativi, sarà difficile indirizzare il Paese sulla strada di una ripresa solida e duratura.

 

 

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