La quotazione del greggio continua a scendere, il prezzo dei carburanti altrettanto, le accise no. Ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire

prezzi_carburantiContinua la polemica sui prezzi dei carburanti, all’indomani dell’ultima quotazione ufficiale del barile dato sotto i 28 dollari, mentre lentamente a colpi di ribassi, i prezzi medi alla pompa di benzina e gasolio si attestano rispettivamente vicino a 1,400 e 1,200 E/litro, con picchi al ribasso che toccano 1,35 e 1,15, ampiamente entro la dinamica europea. Non così le accise che in Italia sono superiori alla media europea, segnando uno stacco Italia significativo.
Purtroppo dobbiamo registrare che nonostante gli sforzi comunicazionali della filiera, al di fuori degli addetti ai lavori del settore, esiste ancora la convinzione che al ribasso del barile debba necessariamente corrispondere una significativa, quando non addirittura pari, riduzione del prezzo alla pompa. E’ evidente che in questa convinzione gioca un ruolo fondamentale la sottovalutazione del peso delle accise e dell’IVA sulla formazione del prezzo finale.
L’idea che non registrandosi le contrazioni di prezzo al ribasso con la stessa velocità e con la stessa proporzionalità di quella registrata al barile significhi che ci sia ancora chi si approfitta di far pagare ai cittadini italiani un prezzo troppo caro sui carburanti, segnala un evidente gap comunicazionale, a cui non sopperiscono i media tradizionali, troppo impegnati a rincorrere l’audience.
Questa lettura, peraltro, oltre a dimostrare che non si conoscono i meccanismi di formazione del prezzo alla pompa, evidenzia anche che non si valuta che il vero interesse degli operatori petroliferi in questa fase è quello di rilanciare gli erogati, magari sfruttando quella congiuntura favorevole per avere benzina e gasolio a costi più contenuti e invogliando gli automobilisti a riprendere a consumare, come nel recente passato e archiviare definitivamente la crisi delle vendite.
Con rammarico, purtroppo, dobbiamo constatare che la ripresa non viene registrata dai gestori carburanti, che a fronte di una prolungata contrazione degli erogati, non vedono una inversione di tendenza.
Occorre anche precisare che gli unici aumenti registrati sono solo quelli relativi ai costi di gestione e degli adempimenti burocratici che hanno impoverito tanti gestori carburanti, costretti a gettare la spugna o ad accettare condizioni economiche di sfruttamento di gran lunga oltre la precarietà, per mantenere un posto di lavoro. Mentre, invece, chi dovrebbe sostenere la ripresa fa orecchi da mercante, negando anche un minimo di variazione al ribasso di quel 70% che vanno nelle casse dello stato, con la pretesa di fare anche il moralista, dopo aver chiesto agli italiani di tirare la cinghia.
La verità è che se anche la tassazione avesse registrato decrementi simili alle quotazioni internazionali, non solo saremmo il Paese più economico, ma anche quello più efficiente in termini di pluralità e offerta del servizio di distribuzione carburanti.
Crediamo sia giunta l’ora di fare chiarezza e una volta per tutte smettere di considerare questa Categoria, e la filiera, tra gli imputati responsabili del caro benzina.
Chi ha in mano l’informazione, chi rappresenta le Istituzioni, chi opera in nome dei consumatori faccia meno demagogia e spieghi la pura verità, e cioè, come abbiamo già detto e scritto, che “anche qualora il barile raggiungesse la quotazione € 0,00, gli italiani sarebbero costretti a pagare – a costi di produzione/lavoro costanti e senza ulteriori aggravi – per ricoprire i costi della filiera (estrazione, raffinazione, trasporto, stoccaggio, logistica, distribuzione primaria e secondaria, le accise e l’iva) la benzina a € 1,060 /lt e il gasolio a € 0.928 lt.
E’ del tutto evidente che l’ipotesi prospettata è puramente accademica ma serve far comprendere come dalla riduzione del costo del greggio nessuno si debba attendere una riduzione percentuale di pari importo. Occorre infatti prima di tutto tenere in evidenza il dato dell’incomprimibilità di alcune voci della componente dei costi della benzina e del gasolio. Innanzitutto le accise e l’IVA che da sole coprono in questo momento il 69 e il 68 % medio dei prodotti petroliferi e sono fissi, insensibili alle variazioni del prezzo del barile le accise. Stesso discorso per il costo industriale, per il quale alcune componenti sono fisse e concernono i costi della logistica e del funzionamento e il costo del lavoro e degli occupati lungo tutta la filiera petrolifera. Anche questi sono costi insensibili alle variazioni dell’andamento del greggio in quanto operano in applicazione di contratti collettivi di lavoro. La parte variabile è esclusivamente quella legata da un lato al prezzo d’acquisto della materia prima che copre appena il 20% e in quota parte al margine lordo che in ogni caso è rimesso alle capacità concorrenziali degli attori della filiera.”
Ma questi ragionamenti non piacciono perché tolgono di mezzo il facile capro espiatorio su cui riversare colpe e responsabilità.
Anzi ostacolano nuovi prevedibili aumenti delle accise, come quelli proposti in sede europea.
E’ di queste ore l’idea di coprire i costi dell’emergenza migranti con un nuovo balzello sulla benzina. L’ipotesi è del Ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble.
Secondo alcune ricostruzioni, venerdì u.s. la questione migranti è stato uno degli argomenti da cui è nata la polemica tra il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker e il nostro Premier Matteo Renzi. L’UE ha promesso alla Turchia 3 miliardi di euro per contenere il flusso migratorio di siriani e iracheni che arrivano in Europa via terra puntando di solito a stabilirsi in Germania. gli Stati membri dovrebbero contribuire ma l’Italia, che attende il via libera a una Legge di Stabilità già nel mirino dell’esecutivo UE, non intende versare la sua parte.
“Se i bilanci nazionali, o quelli europei non fossero sufficienti – ha detto Schaeuble – mettiamoci d’accordo per introdurre, per esempio, una tassa di un certo livello su ciascun litro di benzina”. “In tal modo – aggiunge – avremo i mezzi per una risposta europea alla crisi dei rifugiati”, ed eviteremo che “la soluzione del problema fallisca a causa di una limitazione dei mezzi da adottare”.
Secondo Schaeuble le aggressioni sessuali avvenute a Colonia la notte dell’ultimo dell’anno “rafforzano la pressione” per trovare rapidamente “una soluzione al problema dei controlli alle frontiere esterne all’Unione Europea”. “Il problema – sostiene – deve essere regolato sulla scena europea.
In caso contrario, non sarà la Germania, come molti pensano, a subirne le conseguenze, ma saranno i Paesi a noi vicini e quelli dei Balcani, inclusa la Grecia, a essere massicciamente coinvolti”.
“In Europa – dice ancora il Ministro – si va troppo lentamente” verso una soluzione. “Sostengo con tutte le mie forze quello che ha detto la Cancelliera e cioè che il problema va regolato a livello delle frontiere esterne all’Europa. Se questo non sarà fatto, il problema ce lo ritroveremo alle nostre frontiere nazionali, ma questa sarà la peggiore delle soluzioni e l’Europa si ritroverà davanti ad una crisi ancora più grande”.
Come si vede, altro che ribassi! Forse avremo nuovi aumenti delle accise che certamente non potranno compensare le diminuzioni del barile. Con buona pace dei cittadini italiani ed europei.

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