Lockdown, Scenario Covid-19: Impatti & prospettive su commercio al dettaglio e pubblici esercizi nella Città Metropolitana di Bologna

Tram

Per Confesercenti il supporto di associazioni e Istituzioni sarà fondamentale anche dopo il vaccino

È quanto emerge dallo studio realizzato da Nomisma per Confesercenti Bologna all’interno del progetto “Lockdown – Scenario Covid-19” e presentato oggi in occasione dell’evento digitale “Impatti & prospettive su commercio al dettaglio e pubblici esercizi nella Città Metropolitana di Bologna”, realizzato grazie anche al contributo della Camera di Commercio di Bologna

Nell’anno della pandemia sono molteplici le tendenze che hanno inciso sui consumi – sia in termini di fatturato che di comportamenti – dalla diffusione dello smart working che ha visto 4,9 milioni di “lavoratori agili” dopo il Lockdown, all’esplosione dell’e-commerce che ha interessato con almeno un acquisto nel 2020 1 italiano su 7 tra i 18 e i 65 anni. Altro tasto dolente è stato rappresentato da quasi 1 turista in meno su 2 rispetto all’anno precedente.

Nei primi 9 mesi del 2020 queste tendenze hanno avuto delle conseguenze sul fatturato complessivo dei piccoli negozi, che si è contratto dell’11,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e in misura maggiore hanno sofferto i pubblici esercizi e la ristorazione (-34,7%).

Per il commercio al dettaglio la flessione dei primi due trimestri (rispettivamente -6,1% e -8,0% sul trimestre precedente) è stata parzialmente compensata da un recupero nel III trimestre (+13,8% sul trimestre precedente), si presume però che i risultati del IV trimestre saranno penalizzati dalle attuali misure di contenimento del Covid-19, che plausibilmente rallenteranno il trend. Per i pubblici esercizi e la ristorazione si osserva una dinamica simile anche se con gap più ampi (-64,0% nel II trimestre rispetto all’anno precedente), con il 49% dei pubblici esercizi che da inizio 2020 a ottobre ha registrato una contrazione del fatturato superiore al 50% e il 37% una riduzione dell’afflusso di clienti superiore alla metà.

La sfida per la sopravvivenza delle attività di vicinato, è stata dunque estremamente complessa nel 2020 a causa del Lockdown e delle progressive restrizioni autunnali che hanno messo al primo posto la sicurezza. Solo il 25% delle attività infatti non hai abbassato la serranda, il 59% ha sospeso le attività riprendendo non appena reso possibile dai regolamenti regionali.

Tra le barriere identificate per lo sviluppo delle attività emergono per i commercianti al dettaglio lo sviluppo dell’online (66%) – in grado di garantire un convenienza economica su prodotti non alimentari per il 37% dei consumatori – e l’assenza di politiche di sostegno ai negozi tradizionali con incentivi e sconti fiscali (48%), situazione similare su questo punto per i pubblici esercizi (47%) che al primo posto hanno risentito dell’esigenza – seppur legata alla necessità di ridurre il rischio di contagio – del distanziamento sociale (64%).

L’emergenza non ha lasciato i titolari e i gestori nell’immobilità, nel breve periodo i commercianti al dettaglio hanno saputo rafforzare il ruolo sociale del negozio di vicinato (64%), instaurando un rapporto di fiducia con il cliente (56%) e offrendo nuovi servizi alla clientela (45%), grazie anche all’accelerazione digitale (30%). Per chi opera attraverso un pubblico esercizio sono risultati vincenti le attività di migliore profilazione della clientela (38%), l’innovazione nella tipologia di servizi che prima non venivano effettuati (38%), la creazione di relazioni  sui social (36%) per compensare il mancato contatto vis a vis. Due sono i pilastri che tra gli strumenti possibili hanno consentito e consentiranno di rispondere alle mutate esigenze: la digitalizzazione (creazione di un sito internet 46%, vendita esperienziale 46%, rafforzamento della presenza online 45%) e la vicinanza al cliente (ordini telefonici/ via whatsapp 39%, consegna di prodotti a domicilio 35%). Il Coronavirus ha consentito inoltre di sviluppare le doti di resilienza di questi imprenditori, con un’attenzione maggiore alla contabilità e al controllo operativo dei costi che sono meno oggetto di attenzione in condizioni di economia in espansione.

La riduzione dei redditi che interessa nel 2020 il 34% delle famiglie – trasversalmente a tutte le generazioni – e l’incertezza del presente che rende difficile progettare il futuro, lascia gli attori coinvolti da entrambe le parti sospesi in una bolla. La ricerca ha però fatto emergere come i piccoli negozi di commercio al dettaglio e i pubblici esercizi rappresentino un valore per la vivibilità della città per il 42% dei residenti nell’area metropolitana bolognese, accrescendo così il senso di appartenenza ad una comunità (36%), un senso di appartenenza che diviene più forte se si fa riferimento alla Generazione X (46%) e ai Baby Boomers (54%). La consapevolezza di questo valore, complici le non rosee previsioni sulla chiusura di bilancio 2020 e le stime sul fatturato 2021 in cui il 22% delle imprese immagina con crollo del fatturato superiore al 50%, dovute ad una generalizzata diminuzione delle spese di beni non necessari, in particolare beni non alimentari e consumi extra domestici.

Il risultato di questa ricerca porta Confesercenti Bologna ad intraprendere e sviluppare un “percorso di Territorio” – afferma il Presidente Massimo Zucchini – che ha l’obiettivo di supportare e sostenere le piccole medie imprese del commercio e dei pubblici esercizi in questa difficile fase e nella ripartenza.

In specifico abbiamo elaborato alcune richieste e proposte che sottoporremo all’attenzione delle Istituzioni Nazionali e Locali:

  • La richiesta di contributi a fondo perduto e sgravi fiscali, sia nazionali che locali, per tutto l’anno 2021, in quanto anche per il prossimo anno le piccole imprese dei nostri settori, che sono le più colpite dalla pandemia, avranno bisogno del supporto dello Stato per rimanere sul mercato.
  • La richiesta alle Istituzioni e alla politica di costruire regole di mercato e opportunità uguali per tutti attraverso un abbassamento della pressione fiscale alle piccole e medie imprese commerciali e turistiche e un innalzamento della pressione fiscale sui grandi player delle vendite on line per realizzare una vera e leale concorrenza.
  • La realizzazione di un’iniziativa che preveda formazione e assistenza per le piccole imprese del commercio e del turismo, per affiancare alla presenza sul territorio anche la presenza on line e sui social, sia per la vendita che per la promozione della propria attività. Queste sono le priorità che emergono da questa ricerca – conclude Massimo Zucchini – e la nostra Associazione sarà in prima linea per rappresentare, tutelare e assistere le attività di vicinato e i pubblici esercizi, che rappresentano il tessuto sociale dei nostri centri urbani e garantiscono vivibilità e sicurezza al nostro territorio.
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