Osservatorio Confesercenti Modena: ricavi in calo per le MPMI modenesi del terziario

-0,2% la flessione media registrata. Conto salato per pubblici esercizi e attività di vendita al minuto del settore extralimentare, tiene l’ingrosso

Osservatorio Confesercenti Modena: ricavi in calo per le MPMI modenesi del terziario Va in archivio un altro anno di sofferenze per le per le Micro Piccole e Medie Imprese modenesi del commercio e dei pubblici esercizi e ancora una volta col segno meno. A rilevarlo, l’Osservatorio di Confesercenti Modena: al 31 dicembre 2016, i ricavi per oltre un migliaio di imprese – tante sono state quelle monitorate – indicano una flessione media dello 0,2% rispetto al 2015. I pubblici esercizi ed il minuto extralimentare, sono i settori che pagano il ‘conto maggiormente salato’; mentre più contenuto risulta quello delle attività di vendita al minuto di generi alimentari. In controtendenza, seppur lieve, il fatturato per il settore ingrosso, trainato in particolare dalle imprese che si rivolgono al manifatturiero.

Il 2016 – fa notare Confesercenti Modena – si conferma quindi l’anno della mancata ripresa e degli auspici andati delusi. Un altro anno di difficoltà per le MPMI che vedono ulteriormente ridursi ricavi e redditività. E la conseguenza di ciò la si ritrova in modo evidente nei dati divulgati dalla CCIAA di Modena, dai quali risulta che nel 2016 sono state 507 le cessazioni di piccole e piccolissime imprese del commercio al dettaglio.” 

Andamento ricavi MPMI modenesi per settori al 31 dicembre 2016.

Commercio al minuto di generi alimentari: -0.2% il bilancio finale 2016 per le imprese del settore. Il buon andamento delle vendite natalizie ha prodotto solo una parziale inversione di tendenza rispetto ai primi mesi dell’anno quando il calo era anche più accentuato. Continua, fotografata anche dall’ISTAT, la redistribuzione dei consumi nella rete al dettaglio alimentare. Ad avvantaggiarsi di questa tendenza sono ancora quelle forme distributive dalle politiche di prezzo molto aggressive. Anche se, si segnala una tenuta delle imprese di piccola dimensione, fortemente specializzate ed orientate ad un segmento di clientela alto, segno di una polarizzazione crescente dei consumi.

Commercio al minuto extra alimentare: -0.8%. E’ un ritorno in territorio negativo quello  dei ricavi delle piccole imprese del settore dopo un 2015 contrassegnato dal segno più. I comportamenti di spesa delle famiglie confermano che, a fronte di un quadro di prospettive economiche fortemente incerte, prevale la tendenza a comprimere i consumi che possono essere posticipati, come: mobili ed articoli per la casa, elettrodomestici, ma anche abbigliamento, calzature e gioielleria, ambito questo tra i più penalizzati negli ultimi anni.

Ristorazione e pubblici esercizi: -1.0%. Il settore è l’unico, tra quelli in esame che presenta un saldo tra aperture e chiusure di impresa, positivo. A fronte di questo invece il dato complessivo dei ricavi, vede prevalere il segno meno. Ad evidenziarsi quindi è un fenomeno in cui, il calo medio pro-capite, è dovuto più ad una distribuzione dei consumi su di un numero maggiore di imprese, piuttosto che ad una ulteriore contrazione dei consumi stessi. Ad avvalorare questo aspetto, lo stesso dato sulla mortalità delle neo imprese del settore, molto più elevato rispetto a quello degli altri esaminati.

Commercio all’ingrosso e intermediazione: +0,4%. Dopo diversi trimestri di crescita sostenuta il settore pur mantenendo trend e performance positivi, rallenta. Negativo invece solo l’andamento generale per quelle aziende che si rivolgono alle vendite al dettaglio extralimentare, mentre risultano stabili i fatturati delle imprese che riforniscono il dettaglio alimentare. Ancora in crescita, anche se in maniera meno sostenuta i fatturati delle imprese che si rivolgono al manifatturiero.

 Sono dati – conclude Confesercenti Modena – che riflettono fin troppo bene la fase di stagnazione della domanda interna. E davanti a questi numeri, è quindi assolutamente da evitare il ventilato aumento delle aliquote IVA – passaggio dal 22 al 25% per l’aliquota ordinaria e dal 10 al 13% per quella agevolata – Non porterebbe altro che ad un’ulteriore  pesante frenata dei consumi con ripercussioni gravi e facilmente immaginabili sulle piccole attività del commercio al dettaglio. Ad un momento già di per sé non facile, si aggiunge una situazione ancor più preoccupante per le piccole e piccolissime imprese del commercio che vedono erodersi progressivamente gli spazi di mercato a vantaggio delle grandi superfici di vendita, come dimostrano costantemente anche i dati ISTAT sui consumi delle famiglie. Occorrono dunque, quanto prima misure in grado di favorire il recupero di competitività proprio delle MPMI attraverso incentivi strutturali e cospicui, finalizzati a favorire l’innovazione e la crescita, lo sviluppo della multicanalità nonché delle reti d’impresa volte a promuovere i centri commerciali naturali e le aggregazioni sugli assi commerciali urbani. Solo intraprendendo in modo determinato questa via si potrà ritrovare un equilibrio tra le diverse forme distributive e modernizzare la rete commerciale.”  

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