Iurilli, Presidente Confesercenti Pavia: “Expo 2015, un appuntamento per il rilancio economico del nostro Paese, una grande opportunità per il nostro commercio e turismo”

Romeo Iurilli presidente Confesercenti Pavia

Presidente, come sarà questo Natale 2014 per i consumi a Pavia? Quali sono, secondo Lei, le misure da mettere subito in campo a sostegno delle pmi, per risollevare la domanda interna e riavviare il paese sul sentiero della crescita?

Siamo a pochi giorni dal Natale ma i primi dati delle vendite che ci pervengono non sono confortanti. Le tredicesime sono prevalentemente impiegate per saldare i debiti e per pagare le imposte tra Tari, Imu, Tasi e acconti vari. Solo residuale è quindi la spesa per regali ed acquisti, anche alimentari, in occasione delle feste. Eppure non è complicato individuare la “medicina” per rispondere alla crisi: meno imposte, più liquidità. Più credito, più investimenti, più lavoro e serie politiche di sviluppo per le piccole e medie imprese. Condizione sine qua non, tuttavia, è un deciso cambio di rotta delle politiche comunitarie che devono rilanciare la crescita, allentando la morsa dell’austerità. Sul fronte del rilancio della domanda interna e del sostegno alle piccole imprese, sono necessarie politiche di sostegno al settore che, rivedendo posizioni vetuste e dannose, partano dalla consapevolezza che non siamo in presenza di una crisi economica ciclica bensì che è in atto un cambiamento strutturale dell’economia. Siamo, infatti, di fronte al riposizionamento economico di molti paesi tra cui l’Italia. E’ una fase nuova che richiede risposte non tradizionali ed un rinnovamento della cultura imprenditoriale che deve coinvolgere anche la nostra Associazione. E’ necessario investire in innovazione, nelle nuove tecnologie, mettere in rete le piccole imprese: come associazione di imprese, dobbiamo essere in grado di accompagnare e seguire le aziende, attraverso la formazione, nel processo di continuo aggiornamento per essere sempre al passo con i veloci cambiamenti introdotti da un mondo sempre più integrato e competitivo. Non sfugge più a nessuno, infatti, che per quanto riguarda i consumi, i comportamenti d’acquisto imposti, inizialmente, dalla crisi si stanno ‘strutturando’ in modalità nuove ed anche quando riagganceremo la “ripresa” ci troveremo davanti un mondo nuove che gli operatori dei nostri settori dovrà affrontare con gli strumenti adeguati.

Expo 2015, un appuntamento fondamentale per il rilancio economico del nostro Paese, una grande opportunità per il nostro commercio e turismo. Presidente, come vi state organizzando per cogliere al meglio la sfida di questo grande evento a Pavia?

C’è grande fermento, tutte le istituzioni locali sono impegnate a proporsi alla Regione Lombardia. Amministrazione Provinciale, Comuni, Camera di commercio, Università, Associazioni di categoria, (tra cui Confesercenti), stanno presentando progetti alla Regione per ottenere cofinanziamenti. Le risorse sono modeste e questo richiede una maggiore coesione tra istituzioni locali e partner. Mille rivoli di denaro spesso portano a risultati scadenti e a sprechi. Il nostro progetto “Cibo, salute, nuovi stili di vita”, parte dalla consapevolezza che in occidente è cresciuta una sensibilità maggiore per il “Come” ci si alimenta: Pavia con i suoi cinque centri di ricerca sanitaria può dare un contributo specifico importante sul tema. La nostra proposta, oltre ai centri di ricerca, coinvolge i nostri ristoratori e pubblici esercizi, con giornate volte a promuovere un’alimentazione sana e nuovi stili di vita. Abbiamo, inoltre, sollecitato i distretti del commercio a farsi protagonisti dell’Expo 2015, mettendo in campo tutta la rete commerciale e puntando, decisamente, sulle eccellenze locali. Durante i sei mesi d’Expo il nostro obiettivo è trasformare Pavia in capitale europea del riso e del rapporto tra cibo e salute.

I negozi di vicinato rappresentano il valore aggiunto dei centri storici delle nostre città, rappresentano una ricchezza non solo economica per i nostri territori ma anche sociale, contribuendo al miglioramento della qualità della vita urbana. Secondo Lei, come bisogna intervenire per favorire il rilancio dei centri cittadini e del commercio urbano?

In Lombardia, con la buona legge dei distretti del commercio, si sono attivati strumenti operativi per la valorizzazione dei negozi di vicinato. Qualche significativo risultato è stato ottenuto, spingendo, ad esempio, le amministrazioni comunali ad occuparsi della rete commerciale, traendone vantaggi economici e sociali importanti. Oggi, dopo circa 10 anni, è necessario aggiornare la missione dei distretti. Non basta la promozione dei territori e delle città, c’è bisogno di interventi sulla struttura della rete e delle imprese. I problemi sono macroscopici, avanza la desertificazione commerciale dalla periferie verso il centro e penetra anche nella parte storica delle città. Appena fuori dai ‘corsi’ dello shopping, vediamo aprire e chiudere in pochi mesi attività commerciali, avviate soprattutto da giovani. Molte risorse finanziarie sono state bruciate in poco tempo. Per combattere questa deriva come Confesercenti abbiamo lanciato un progetto ‘Pavia…continua’ che valorizza percorsi per lo shopping alternativi a quelli tradizionali. Ma ora occorre l’intervento delle amministrazioni comunali che preveda l’abbassamento delle imposte comunali per le zone dove la desertificazione commerciale si trasforma in disagio sociale. E’ necessario operare un “rammendo delle periferie”, prendere atto che in questi anni si è trascurato il decoro dei centri città. I commercianti sanno quanto sia importante per il loro lavoro avere una città efficiente, pulita, più accogliente e sicura. Pertanto è necessario impegnarsi per una legge che finanzi la manutenzione delle città, per tutelare il loro patrimonio storico ed artistico di straordinaria bellezza, anche in previsione di Expo. Questa opzione offrirebbe nuove, importanti, opportunità anche alle piccole imprese locali che oggi stanno soffocando, in assenza di commesse ed oberate da tasse ed imposte. Una scelta che si sarebbe dovuta includere nei decreti governativi dei mesi scorsi: avremmo ottenuto, in termini di investimenti e lavoro, già i primi risultati che, purtroppo invece mancano.

Il turismo rappresenta un settore economico di importanza strategica per l’Italia: genera il 5,4% del Pil del nostro Paese, ma potrebbe e dovrebbe avere un peso maggiore. Quali sono i temi da rimettere al centro della discussione politica ed amministrativa? Quali gli interventi prioritari per il rilancio turistico?

L’Expo 2015 è una occasione per un rilancio forte del turismo e per riformare il settore. Milioni di persone, dopo l’esperienza di l’Expo dovranno sentire l’esigenza di tornare in Italia: nuovi turisti da nuovi paesi si stanno affacciando al mondo e devono poter trovare da noi il meglio dell’offerta turistica. L’Expo è l’occasione per ripensare le politiche del turismo in un’ottica nazionale che valorizzi tutto la ricchezza storica, culturale ed ambientale del Paese. E che sia in grado di salvaguardare e pormuovere il grande patrimonio rappresentato dalle piccole città, territori poco esplorati ma che possono rappresentare il nostro valore aggiunto dal punto di vista turistico. Occorrono scelte di governo che sappiano proporre all’Europa e al mondo i nostri centri storicie le loro peculiarità. Penso a Pavia capitale del romanico, ma è necessario sviluppare adeguate strategie di marketing affinchè il turista scelga un determinata esperienza turistica nel nostro Paese. Si tratta di volgere lo sguardo a tutti i nostri turismi: penso al ciclo-turismo, all’escursionismo collinare e montano, al turismo delle SPA, al turismo dei piccoli borghi, al turismo eno-gastronomico, marino, al turismo delle città d’arte a cui dobbiamo offrire nuove risposte vincenti. Vanno, soprattutto, affrontati i problemi della parcellizzazione delle politiche del turismo (Regioni, Province, Ministero ecc.) Politiche del turismo frammentate che nascondono spechi, costi aggiuntivi per le imprese e poca efficacia nel ritorno degli investimenti. Bisogna, inoltre, gestire i problemi delle imprese del settore: dalle troppe tasse che gravano sulle imprese (IMU, TARI, TASI ecc….) alle pesanti conseguenze dovute alla carenza delle infrastrutture, soprattutto al Sud. Infine, è necessario affrontare il nodo della sicurezza dei nostri territori. Oggi siamo percepiti come un Paese preda della corruzione e della malavita organizzata: una immagine che ci danneggia profondamente e che con forza, responsabilità ed impegno le istituzioni, la politica, i cittadini e le imprese tutti insieme devono cancellare.

 

 

 

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