Draghi: 31 trimestri perché produzione europea torni a livelli pre-crisi. “BCE non esiterà a fornire nuove misure di stimolo”

Il presidente della Banca Centrale Europea: nostre misure sono state spinta principale dell’attuale fase di ripresa

Nell’eurozona “saranno necessari 31 trimestri per tornare ai livelli di produzione pre crisi” e questo dovrebbe accadere “nel primo trimestre del 2016″. Ad affermarlo, in un intervento al congresso sul settore bancario europeo a Francoforte, è il presidente della Bce, Mario Draghi.

Nell’area dell’euro, sottolinea Draghi, dopo i crolli degli anni ’70, degli anni ’80 e ’90 sono stati necessari 5-8 trimestri per riportare il pil al livello pre recessione. Durante la recente recessione, certamente la peggiore dal 1930, sono stati necessari per l’economia degli Stati Uniti 14 trimestre per raggiungere il livello pre crisi. Se la nostra valutazione è corretta nell’area dell’euro saranno necessari 31 trimestri per tornare ai livelli di produzione pre crisi e questo dovrebbe accadere nel primo trimestre del 2016″.

Se l’economia non riuscirà a raggiungere un percorso di crescita autosufficiente con una stabilità dei prezzi, servirà un nuovo ulteriore stimolo monetario, che la Bce non esiterà a fornire”, ha assicurato il Presidente della Bce. Siamo in uno scenario in cui non possiamo dire che il processo di recupero economico nell’Eurozona sia completato”.

“Se a dicembre arriveremo alla conclusione che ci sono rischi al ribasso” per gli obiettivi di inflazione, ha aggiunto Draghi, “agiremo usando tutti gli strumenti a nostra disposizione nell’ambito del nostro mandato”. Il Quantitative Easing, ha ricordato, “è uno strumento potente e flessibile, dal momento che è possibile modificarne volume, composizione e durata per raggiungere un livello maggiore di accomodamento”.

Draghi non ha comunque escluso interventi sui tassi di deposito delle banche che “possono migliorare la trasmissione degli effetti del piano di acquisti”. Rispetto al 2014, ha sottolineato, “oggi la ripresa ha basi più solide” anche perché le misure adottate dalla Bce “chiaramente hanno funzionato: anzi, sono forse la spinta principale alla ripresa cui oggi stiamo assistendo”. Tuttavia – ha concluso Draghi – “la spinta resta debole e sono aumentati i venti contrari che arrivano dall’economia globale”.

 

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