Prodotti ittici, in arrivo le nuove denominazioni commerciali

 

Il prossimo 13 novembre entrerà in vigore il decreto ministeriale n. 19105 del 22 settembre 2017 che riporta le “Denominazioni in lingua italiana delle specie ittiche di interesse commerciale” e che va a modificare e sostituire il precedente del 2008.

Il decreto, che è già stato divulgato dal Reparto Pesca a tutte le Capitanerie di Porto, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 266 del 14/11/2017 e dopo 365 giorni, come riportato nel decreto stesso, entra in vigore.

Un’informazione importante anche per i commercianti in quanto i Regolamenti (UE) n. 1169/2011 e n.1379/2013 disciplinano le informazioni da fornire ai consumatori in etichetta. Esse devono riportare la denominazione commerciale della specie e il suo nome scientifico; il metodo di produzione; la zona di cattura o di allevamento e la categoria di attrezzi da pesca usati nella cattura di pesci (es. «reti  da  traino»,  «ami  e  palangari», «nasse e trappole», ecc.); se il prodotto è stato scongelato; il termine minimo di conservazione/data di scadenza e l’indicazione degli allergeni.

Un dato ancor più centrale per gli esercenti alla luce delle scelte degli italiani. Nel 2017, infatti, ogni residente del Bel Paese ha consumato complessivamente oltre 28 kg di pesce, ponendo il Paese al di sopra della media nella classifica europea e mondiale del consumo di prodotti ittici.

Il consumo di pesce, però, risulta in aumento in tutto il mondo: per il 2017 se ne stimano oltre 20 kg annui a testa, più del doppio dei 9 che si registravano nel 1991; in Europa la media è di circa 22,7 chili. In Italia il consumo è di 28,4 kg pro capite (+2% sull’anno precedente).

Secondo i dati dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea), gli italiano lo mangiano soprattutto fresco e decongelato, ma 1 volta su 5 lo scelgono surgelato (17% dei consumi). Un trend in continua crescita. Gli italiani, insomma, amano il pesce, indipendentemente dal fatto che sia fresco o surgelato, e iniziano a mangiarlo già da bambini.

Nel 2017, ricorda l’Istituto Italiano Alimenti Surgelati (IIAS), ne sono state consumate 113.400 tonnellate, con un aumento del 5% rispetto all’anno precedente. Nel solo canale della vendita al dettaglio, il pesce naturale ha registrato un incremento del 7% negli acquisti, seguito a breve distanza da mollane e crostacei (+ 6,7%); ma anche le versioni panate e pastellate hanno chiuso l’anno con risultati positivi (+3%). I consumatori premiano la qualità e soprattutto il “servizio” di questi prodotti, già puliti e pronti al consumo.

Sono 5 i motivi, secondo l’Istituto, per cui il pesce surgelato riscuote tanti consensi sulle tavole degli italiani: “mantiene inalterate le sue caratteristiche organolettiche più a lungo; è pratico e fa risparmiare tempo poiché non si deve pulire,  squamare, spinare e sfilettare, così che i tempi di preparazione si riducono drasticamente; è sicuro, perché la surgelazione a bassissime temperature frena la proliferazione batterica insita naturalmente in ogni alimento; è anche versatile e si presta a molteplici modalità di cottura; infine, è sempre disponibile e consente di rispettare una dieta bilanciata e salutare e di ridurre gli sprechi in cucina”.

Denominazioni commerciali in ordine alfabetico decreto ministeriale 22 settembre 2017.

 

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