Anci, al via la XXX assemblea: “Il Paese siamo noi”

Confesercenti: “Sì alla centralità dei Comuni, no agli sprechi: accorpiamo micro-comuni e società di servizio”

Dalla legge di stabilità alle riforme istituzionali, dal ruolo dei Comuni per il welfare alla nuova fiscalità con l’arrivo della ‘service tax’. Sono solo alcuni dei temi al centro del confronto tra amministratori locali, rappresentanti delle istituzioni, del mondo economico e della società civile nella XXX Assemblea  annuale dell’Associazione nazionale dei Comuni italiani,  presieduta da Piero Fassino, che si apre oggi pomeriggio alla Fortezza da Basso di Firenze alla presenza del capo dello Stato Giorgio Napolitano e con la partecipazione, tra gli altri, del premier Enrico  Letta.

Tre giorni di  lavori che strizzano l’occhio a una nuova  stagione per la crescita con i Comuni motori della ripresa: “Il Paese  siamo noi. Diamo fiducia ai Comuni per ridare fiducia ai cittadini. Le nostre proposte”, il titolo scelto per la kermesse. Stamattina, alla  Fortezza da Basso, si svolge la XIII Conferenza nazionale dei Piccoli  Comuni e, alle 13.30, è convocato l’Ufficio di presidenza dell’Anci  con un solo punto all’ordine del giorno: “valutazioni in merito alla  legge di stabilità 2014”.

Alle 15.30 partiranno i lavori della XXX Assemblea,  presieduta da Gianni Alemanno, che guida il Consiglio Nazionale. Dopo i saluti dei ‘padroni di casa’, il presidente di Anci Toscana  Alessandro Cosimi, il presidente della Provincia di Firenze Andrea  Barducci, il governatore Enrico Rossi e il sindaco Firenze Matteo  Renzi, sarà la volta del leader dei sindaci Piero Fassino che, alla  presenza di Napolitano, terra’ la sua relazione introduttiva a cui  seguiranno gli interventi del premier Enrico Letta, dei ministri della Giustizia Annamaria Cancellieri, del Lavoro Enrico Giovannini e degli  Affari regionali Graziano Delrio.  Previsti, nei prossimi giorni, gli interventi dei ministri dell’Interno Angelino Alfano, dei Beni  culturali Massimo Bray, della P.a. Giampiero D’Alia, dell’Istruzione  Maria Chiara Carrozza, per l’Integrazione Ce’cile Kyenge, per la Coesione Territoriale Carlo Trigilia, per l’Ambiente Andrea Orlando,  per lo Sviluppo economico Flavio Zanonato, per le Infrastrutture Maurizio Lupi e il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta.

Confesercenti: “Sì alla centralità dei comuni, no agli sprechi: si accorpino micro-comuni e servizi”

La Costituzione prevede il rispetto delle autonomie, ma questo non può essere un via libera all’aumento non necessario della spesa pubblica.  Confesercenti ha sempre sottolineato come una strategia finalizzata alla riduzione della spesa pubblica debba anche restituire centralità alla questione dei livelli di Governo e della struttura istituzionale.

Sono anni che se ne parla, ma si è intervenuti su questo tema solo in modo sporadico, frammentario e contraddittorio. Bisogna agire con più decisione sui costi della politica e sugli apparati istituzionali. Si tratta di una misura che non ha un valore soltanto simbolico, ma che può contribuire, attraverso l’eliminazione di duplicazioni organizzative e procedurali che pesano su cittadini e imprese, a migliorare l’assetto dello Stato e le sue performance.

Nell’Italia del federalismo spurio e contraddittorio va messa a punto, dunque,  con maggiore decisione una complessiva azione di riforma degli assetti di governo del territorio, riforma che si dovrebbe affiancare a quella, anche auspicabile, che riguarda il funzionamento delle istituzioni rappresentative nazionali. Si consideri, solo per dare alcuni dati, che si possono stimare in oltre 150.000 i rappresentanti eletti (tra cui spiccano gli oltre 1.000 parlamentari), ai vari livelli di rappresentanza, a cui vanno aggiunte le strutture per il funzionamento degli organismi, le spese collegate ed il personale esterno (consulenti, ecc.) di supporto per le attività.

Da almeno 10 anni insistiamo non solo sull’abolizione delle province, ma anche sull’accorpamento di micro-comuni. Realtà a volte piccolissime (ne esiste uno di 37 abitanti), che non giustificano l’esistenza di un apparato politico e istituzionale, di cui nemmeno riescono a sostenere i costi. Anche i servizi devono seguire la strada dell’aggregazione, creando società partecipate – da mettere sotto la supervisione delle Regioni, che dovrebbero controllare e intervenire contro le anomalie – che servano più aree, razionalizzando i costi ed evitando che continui il boom delle tariffe locali evidenziato dai nostri studi. E’ improcrastinabile ormai, una profonda razionalizzazione delle società partecipate da organismi pubblici, che, tra l’altro, negli ultimi anni sono cresciute ulteriormente di numero: se si considerano gli organismi partecipati da tutti gli enti locali, fino al 3^ livello di partecipazione, si stima che essi raggiungano il numero di 11.000, con circa 400.000 occupati; di questi, circa il 60% opera in comuni con meno di 5.000 abitanti. Un’indagine Unioncamere,  su 3.156 società partecipate, ha individuato 38.288 persone con cariche amministrative, 12 per ciascuna società in media. La Corte dei Conti stima, inoltre, che il “peso” di questi organismi sia pari al 16% delle spese correnti degli enti locali, ovvero almeno 15 miliardi. L’individuazione di una dimensione minima per l’erogazione di servizi, l’accorpamento di società dei piccoli comuni, il taglio degli enti a gestione delle province, può realisticamente tradursi in un risparmio  minimo del 25%, pari a 4 miliardi di euro.

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