Bce: “Inflazione a zero non si trasferisca a salari”

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La Bce nel bollettino economico reso noto oggi sottolinea la necessità che “le condizioni di inflazione estremamente bassa non si radichino in effetti di secondo impatto sul processo di formazione dei prezzi e salari”. “Gli acquisti di debito pubblico – fa sapere l’istituto – proseguiranno fino a marzo 2017 o oltre se necessario e che il consiglio direttivo, se necessario, agirà ricorrendo a tutti gli strumenti disponibili nell’ambito del proprio mandato”.

“L’inflazione dell’Eurozona – dice ancora la Bce rifacendosi alle quotazioni dei futures sui prezzi energetici – che da mesi viaggia vicina allo zero, dovrebbe collocarsi su valori lievemente negativi nei prossimi mesi per riprendere a salire nella seconda metà del 2016”. “La ripresa economica nell’area dell’euro sta proseguendo – afferma la Bce – trainata dalla domanda interna, mentre la domanda estera rimane debole. La domanda interna continua ad essere sorretta dalle misure di politica monetaria e che i rischi per le prospettive di crescita dell’area dell’euro restano orientati verso il basso”.

“Mentre, avverte la Bce, le economie emergenti, importante motore di crescita mondiale, continuano ad essere soggette a rischi avversi. E un loro ulteriore rallentamento generalizzato e pronunciato potrebbe avere un notevole impatto negativo sulle prospettive dell’economia mondiale”. “Nel contesto attuale è indispensabile assicurare che le condizioni di inflazione estremamente bassa non si radichino in effetti di secondo impatto sul processo di formazione dei prezzi e salari – aggiunge la Bce nel bollettino economico – ribadendo che gli acquisti di debito pubblico proseguiranno fino a marzo 2017 o oltre se necessario e che il consiglio direttivo, se necessario, “agirà ricorrendo a tutti gli strumenti disponibili nell’ambito del proprio mandato”.

“Le riforme del mercato del lavoro (come il Jobs Act in Italia) introdotte a partire dalla crisi – conclude il bollettino – potrebbero aver modificato il meccanismo di formazione dei salari, e vi sono in effetti indicazioni che le rigidità salariali al ribasso sono divenute progressivamente più deboli con il protrarsi della crisi”.

 

 

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