Commercio: Erboristerie tengono alla crisi, ma pesano normativa antiquata e preconcetti

Settore al femminile: il 67,2% delle imprese è gestito da donne

 

Le erboristerie italiane non crescono, ma reggono la crisi e chiudono il 2014 a 4.315 unità, contro le 4.319 dell’anno precedente. La stragrande maggioranza delle imprese del settore è gestita da donne (67,2% la media, con punte del 78% in Umbria e del 73% in Piemonte) in aumento rispetto agli anni precedenti, mentre il 10,6 per cento sono gestite da giovani, in leggero calo. Quanto al giro d’affari, le erboristerie sono riuscite, nonostante la crisi, a raggiungere un fatturato di circa 600 milioni di euro, pari allo 0,4% del totale della spesa delle famiglie per beni di largo consumo.

Dunque, il ricorso ai prodotti naturali da parte dei consumatori italiani tiene ed anzi cresce in alcune aree geografiche (Nord est e Centro) e soprattutto in alcuni periodi dell’anno, come in estate, con il ricorso ad abbronzanti, integratori e prodotti contro le scottature o le zanzare.

Ma nonostante la resistenza alla crisi economica, il settore dell’erboristeria vive da lungo tempo una condizione di scarsa chiarezza normativa e di forti preconcetti.

Sono questi i dati emersi nel corso della tavola rotonda “Filiera erboristica: situazione economica e rilancio del comparto. Nuove proposte di legge per la figura professionale dell’erborista”, organizzata da Unerbe-Confesercenti, alla quale hanno preso parte, tra gli altri, Marinella Trovato, presidente del Siste, il senatore Remigio Ceroni, presidente della Commissione Bilancio del Senato e l’onorevole Loredana Lupo, capogruppo M5S della Commissione Agricoltura della Camera.

“La Conferenza Stato Regioni per l’Agricoltura ha chiesto la modifica della legge senza nemmeno interpellare gli interessati, ovvero gli operatori del settore, attraverso le organizzazioni che li rappresentano – ha sottolineato Maurizio Devasini, presidente di Unerbe-Confesercenti – e stiamo parlando di una legge datata 1931. Continua ad esserci grande confusione rispetto ai prodotti d’erboristeria e soprattutto alla figura professionale dell’erborista, oltre alle possibilità professionali ed occupazionali dei laureati in tecniche erboristiche. Per questo, sarà istituito un tavolo tecnico sulla legge delega per il riordino dell’intera filiera erboristica, a partire dalle coltivazioni e la qualifica della figura professionale dell’erborista. Un’occasione – ha aggiunto – per mettere a punto, con le altri parti interessate, le nostre proposte di modifica, basate sulla conoscenza del settore, degli operatori e soprattutto dei rischi e dei benefici che possono derivare da un corretto uso e commercializzazione dei prodotti erboristici”.

“Crediamo sia ora – ha concluso il Segretario Generale della Confesercenti, Mauro Bussoni – che si riveda la normativa vigente, ormai antiquata, sulla base degli interessi e della salute dei consumatori e non di interessi di categorie che vedono come una minaccia la crescita e l’espansione delle erboristerie e lo sviluppo di una professione per troppo tempo additata come un’attività a metà strada tra un druido ed un ciarlatano”.

 

Roma, 9 luglio 2014

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