Alimentari, consumi delle festività: è l’ora dei bilanci

consumi_nataleArchiviato il Natale 2015, il Capodanno e l’Epifania è l’ora dei bilanci.
Le festività appena trascorse, dopo un lungo periodo di stasi, si sono svolte all’insegna di un clima favorevole alla ripresa dei consumi e della voglia di festeggiare, così come avevamo anticipato alcune settimane fa, in base ad un sondaggio svolto da Confesercenti e SWG.
Il resoconto dell’andamento dei consumi nel periodo conferma le previsioni con leggeri incrementi per quelli alimentari, attestandosi mediamente sul 3%.
Già il periodo prefestivo si era aperto nel mese di dicembre all’insegna di qualcosa di nuovo. In un quadro di forte incertezza per il turismo rivolto all’estero, con temperature poco rigide, si può ben dire che i risultati sono per il settore alimentare al dettaglio, dopo 7 anni di austerity, moderatamente ottimistici.
Nei consumi di Natale la tradizione è rimasta al centro degli acquisti con preferenze rivolte più alla qualità che alla quantità, con scelte per la territorialità, il gusto e la fantasia, formulando un 3% in più rispetto al 2014.
Molti e vari i regali alimentari: dai cesti natalizi di prestigio al caviale, al salmone, ai vini, ai salumi e formaggi, ai liquori da intrattenimento, ai dolci e prodotti da forno della tradizione.
La maggioranza delle famiglie italiane ha quindi consumato in casa il pranzo di natale e sono state attente, per quanto riguarda la preparazione dei pasti tradizionali nei giorni di festa, all’ordine delle portate per evitare inutili sprechi.
Le festività hanno visto antipasti di qualità ma in quantità ragionate (a base di tartufo, salmone, affumicati) primi regionali tradizionali (tortelli in varie versione da quelle classiche fino a pere e gorgonzola, noci ecc), secondi declinati sul mare e sulla terra (per quest’ultimi preferiti lessi con salse, brasati vari, fritti), con un ritorno all’uso di rigaglie per ripieni, patè o farciti. Confermato come da tradizione il consumo di cappone, gallina, faraona, anatre, tacchini nella taglia medio piccola, con circa 3 milioni di capi venduti e preparati secondo le più elaborate ricette delle nostre valli arricchite da ricette suggerite dai media specializzati.
Una peculiarità che si è evidenziata per le feste è stata la necessità di alta specializzazione per la richiesta dei tagli di carne specifici per le ricette  anche solo per le denominazioni regionali, per le quantità e per i tempi di cottura.
Bene anche le vendite per i panifici dove sono stati apprezzati i prodotti tradizionali artigianali (panettoni e pandori, semplici e farciti, mostaccioli rococò, pampato, panforte, struffoli, pandolce…) che hanno registrato un leggero incremento di vendite in linea con il comparto, rimangono stabili le vendite del pane classico per la forte concorrenza con la GDO.
Bene anche il settore ortofrutticolo dove si sono registrati incrementi per i prodotti tipici della tradizione natalizia italiana come agrumi e noci e nocciole, mentre la vendita di prodotti esteri è stata in calo, e una tenuta dell’omaggistica dei cesti natalizi.
Nella stessa direzione il settore ittico con un incremento sulle vendite probabilmente dovuto al calo del turismo verso l’estero e a clima favorevole, che ha portato all’incremento dei consumi casalinghi sia per Natale sia per Capodanno con una crescita della vendita del settore, con un occhio al risparmio sulla spesa.
Un problema per i commercianti del fresco ittico e è stato il discorso del corrieri che non rispondono alle esigenze dei negozianti nel momento del bisogno di forniture anche nei giorni festivi.
Per quanto riguarda i prezzi si è registrato, nonostante alcuni aumenti all’ingrosso, un andamento stabile riconducibile all’interno della dinamica inflattiva, senza particolari segnalazioni di tensioni, il tutto nell’ambito della forte concorrenza praticata sui prodotti tradizionali dalla GDO.
In conclusione per gli operatori al dettaglio alimentare i consumi natalizi sono andati bene con la speranza che non ci sia un calo improvviso nei prossimi 2 mesi.

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