Disparità uomo-donna nei trattamenti previdenziali, l’audizione di Rete Imprese Italia

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Il ricorso al metodo contributivo e l’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita hanno inciso negativamente sull’accesso al pensionamento e sugli importi delle pensioni delle donne, che presentano carriere spesso discontinue, anche a causa degli impegni legati alle cure familiari, con conseguente accredito di minori periodi di contribuzione. Ad essere penalizzate sono soprattutto le lavoratrici autonome, per le quali i requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici rimangono più elevati rispetto alle dipendenti. Una differenziazione che non trova giustificazione e che va quindi eliminata.

Ad affermarlo è Rete Imprese Italia, in occasione dell’audizione odierna presso la Commissione Lavoro della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’impatto in termini di genere della normativa previdenziale e sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne.

Il testo integrale dell’audizione di RETE Imprese Italia (formato pdf)

All’incontro ha partecipato una delegazione composta da Mauro Bussoni, Segretario Generale Confesercenti, Giorgio Cappelli, Responsabile Area Previdenza Confesercenti, Giuseppe Fortunato, Responsabile relazioni istituzionali Confesercenti, Danilo Barduzzi, Responsabile Area Economica Casartigiani, Antonio Licchetta, Responsabile Ufficio Politiche Sociali CNA, Paolo Ravagli, Responsabile Settore Previdenziale – Direzioni relazioni sindacali Confartigianato Imprese, Tiziana Andreani, Ufficio Previdenza e Assistenza – Direzione Centrale Politiche del Lavoro e Welfare Confcommercio – Imprese per l’Italia.

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