Home Restaurant, Fiepet-Confesercenti incontra i deputati Senaldi e Da Villa

Giampaoli: “condivisa la necessità di approfondire il fenomeno, servono stesse regole per tutti”

Una delegazione Fiepet Confesercenti, guidata dal Presidente Esmeralda Giampaoli, ha incontrato oggi i deputati Angelo Senaldi (PD) e Marco Da Villa (M5S) per discutere l’opportunità di prevedere una regolamentazione del fenomeno home restaurant. attività di ristorazione svolte all’interno di private abitazioni e prive di tutti quei requisiti richiesti obbligatoriamente per legge alle attività di settore tradizionali.

“I deputati condividono la nostra richiesta di approfondire sulla questione”, spiega Giampaoli. “Social eating ed home restaurant necessitano di una regolamentazione chiara, come per altro indicato anche dal parere del MISE. Altrimenti il rischio è quello di aprire la porta a chi, celandosi dietro l’etichetta di home restaurant, conduce in realtà un’attività di somministrazione parallela che non rispetta le norme che devono rispettare gli altri, da quelle fiscali a quelle igienico-sanitarie. Online, mascherati da home restaurant, ci sono associazioni culturali, b&b, cuochi professionisti che operano in case private, tutto al di fuori di ogni controllo. E’ inammissibile prevedere forme diverse di ristorazione, alcune soggette a norme e altre completamente deregolamentate”.

“Tutti devono rispettare le stesse regole”, continua Giampaoli. “Anche il testo unico di pubblica sicurezza chiarisce che le attività di somministrazione, pure se occasionali, devono rispettare specifici requisiti professionali e il rispetto di norme di sicurezza. Ed il Ministero dello Sviluppo economico ha espresso il parere che gli Home restaurant costituiscano attività economica in senso proprio, e che quindi debbano essere soggetti alla normativa che regola la somministrazione al pubblico di alimenti.Le regole chiare non sono un danno, ma servono a tutti: alle imprese regolari, che investono tempo e denaro per essere in regola con le norme e che soffrono la concorrenza sleale della somministrazione ‘parallela’ ; ma anche alle piattaforme di social eating e ai consumatori stessi, che cercano un’esperienza social autentica, all’insegna della condivisione e della conoscenza del prossimo”.

 

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