Impianti Esso: una rete allo sbando, a rischio occupazione, servizi ai cittadini e reputazione del marchio

Profonda preoccupazione per la deriva della rete a marchio Esso

Le Organizzazioni di categoria dei Gestori – Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc / Anisa Confcommercio – manifestano profonda preoccupazione per la deriva della rete a marchio Esso, già spezzettata e improvvidamente consegnata ad aziende destrutturate che -con poche eccezioni- operano in violazione della legislazione di settore, operando un vero e proprio dumping contrattuale nei confronti dei Gestori.

Le notizie recenti di improvvisi ed apparentemente immotivati avvicendamenti al vertice della EG confermano, in peggio, i timori manifestati da Faib, Fegica e Figisc / Anisa all’indomani dell’annuncio dell’avvio della cosiddetta vendita a pacchetto della rete Esso, rispetto alla quale i Governi hanno preferito tacere o rassicurare.

Pur senza entrare nel merito di decisioni che sono e rimangono esclusivamente appannaggio dell’Azienda,  non si può non sottolineare che al momento il principale “Gruppo”  subentrato alla Esso in oltre 1000 impianti risulta, al momento, in Italia,  senza un vertice riconosciuto. Di più, alcune aree commerciali sono scoperte da mesi; risultano scarsi o inesistenti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sugli impianti; si registrano perdite di erogato a due cifre, con pricing più adatto a politiche mordi e fuggi che alla strutturazione di una propria presenza in un mercato nazionale. Per rimanere all’essenziale e senza alcuna distinzione fra rete stradale e rete autostradale.

A preoccupare maggiormente sono da un lato le motivazioni dietro agli avvicendamenti al vertice della EG e dall’altro il futuro della rete a marchio Esso.

La preoccupazione è che si stiano perseguendo ulteriori spezzettamenti ricorrendo, a piene mani, all’accentuazione dei tagli alle gestioni, e ai costi di manutenzione e agli investimenti necessari per rimanere sul Mercato, all’abbandono di pezzi di rete, alla delocalizzazione all’estero della direzione strategica.

Tutti elementi che danno chiaro il senso che per questa rete sembra non esserci futuro: se l’obiettivo -dichiarato o meno che sia- è di fare cassa e procedere ad ulteriori spezzatini della rete a marchio -magari in partnership con operatori senza scrupoli, capaci di sfruttare il momento per attivare speculazioni finanziarie e immobiliari, perseguendo politiche di sfruttamento dei Gestori a cui si tagliano e si cancellano tutele e diritti- si ha il quadro completo.

In questo contesto i Gestori e le loro associazioni sono senza riferimenti operativi, in uno scenario di grande incertezza, con i problemi gestionali che incombono senza risposta e senza interlocutori di fronte ad una sofferenza economica e contrattuale che non hanno pari nel nostro Paese.

A completare il quadro c’è da sottolineare che la Esso Italiana -pur di uscire dal mercato nazionale, mantenendo il marchio, ha venduto il resto della rete a operatori di piccole dimensioni, spesso regionalizzati, che non appaiono in grado di fare sistema, ed interagire in un mercato complesso nel quale le regole dello Stato di diritto non si applicano e ciascuno si sente autorizzato ad agire fuori dal contesto regolamentato dal Parlamento.

Ciò fa scivolare questo pezzo importante di rete verso l’illegalità contrattuale per arginare la quale si moltiplicano i ricorsi alla Magistratura. Un triste epilogo per un grande e prestigioso marchio internazionale.

Fanno scuola i punti vendita ceduti a Petrolifera Adriatica, Retitalia, Amegas ed altri, i cui responsabili candidamente ammettono di non essere in grado- per le loro modeste dimensioni- di operare correttamente all’interno del mercato della distribuzione carburanti italiana e, dunque, di aver agito sulla spinta di una mera motivazione speculativa.

È la Esso come corporate che sta impoverendo (anche con la cessione della raffineria di Augusta alla algerina Sonatrach) il valore di un marchio internazionale riconosciuto e prestigioso: nascondersi, dietro operatori disinvolti e arroganti non esime la stessa Esso dall’assumersi le sue responsabilità. Verso i Gestori, verso i consumatori e verso lo Stato che, a questo punto, non può continuare a tacere.

A fronte di questa preoccupante involuzione le Federazioni denunciano il grave stato di crisi delle gestioni Esso- a prescindere dai titolari subentrati nella scellerata operazione di vendita a pacchetto- e annunciano fin dalla prossima settimana iniziative pubbliche di protesta e mobilitazione a tutela dei Gestori lasciati in balia degli abusi e dei soprusi di operatori indipendenti che unilateralmente, e impunemente, taglieggiano margini e saccheggiano diritti. Tutto nel silenzio della Pubblica Amministrazione che avrebbe, invece, il compito di esercitare una puntuale vigilanza.

Faib, Fegica e Figisc / Anisa, hanno inoltrato alla Direzione del Ministero dello Sviluppo Economico una comunicazione con la quale, ai sensi dell’articolo 1 del D. Lgs. 32/98, hanno sollecitato l’apertura di una “vertenza collettiva”: nei confronti della Esso -che, comunque, continua a detenere il Marchio, a controllare la comunicazione e le iniziative marketing e le vendite effettuate attraverso le carte di rifornimento aziendale- e nei confronti di tutti quegli operatori che si sono nascosti nell’inefficacia delle vendite a pacchetto che hanno fatto registrare per la multinazionale americana utili da capogiro.

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