Isee, Fipac: “Risorse vadano a chi ha bisogno, attenzione che a pagare non siano pensionati e famiglie”

“E’ necessario che effettivamente i risparmi vengano dirottati nei confronti dei meno abbienti, attenzione però a non fare i Robin Hood al contrario”. Lo ha detto Massimo Vivoli presidente Fipac Confesercenti e vicepresidente Confesercenti rispetto al nuovo Isee, l’indicatore della ricchezza che le famiglie italiane devono presentare allo Stato per accedere ai servizi sociali, emanato dal Governo Letta. “Dobbiamo consentire – spiega Vivoli – l’accesso ai servizi del Welfare là dove c’è una situazione certificata di reale bisogno. Attenzione però, alla definizione dei criteri che stabiliscono le soglie di accesso alle prestazioni agevolate. E’ necessario impedire l’esclusione di chi ha veramente bisogno dall’accesso ai servizi”.

“Stabilire il dato patrimoniale come elemento determinante va bene”, continua Vivoli. “Bisogna però evitare che il dato caratterizzante sia rappresentato solo dagli immobili, colpendo in questo modo le famiglie e gli anziani che hanno fatto sacrifici per avere una casa, mentre chi evade continua ad usufruire di prestazioni che non gli spettano. Siamo preoccupati che la revisione Isee possa rappresentare un nuovo tentativo di ridimensionare il nostro Welfare, già abbondantemente colpito in passato dai tagli agli Enti locali e ai fondi nazionali. Basta qualche dato: il Fondo per le politiche sociali è sceso da 697,6 milioni di euro del 2008 a 218 milioni nel 2011 e quello della non autosufficienza, da 400 milioni è stato azzerato. Chiediamo dunque al Governo attuale, vista la crisi così profonda che stiamo vivendo, di rafforzare e non di impoverire ulteriormente il sistema di protezione sociale. A pensionandi e pensionati – conclude il presidente Fipac Confesercenti – sono già stati richiesti sacrifici significativi e quindi, è tempo che nei confronti dei nostri anziani finisca l’insensibilità politica e l’ingratitudine che si dimostrano verso un’importante fetta di società che ha costruito con grandi sacrifici quello zoccolo duro di ricchezza e risparmio, lavoro e servizi, che finora ha salvato l’Italia dal default”.

Roma, 4 dicembre 2013

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