Manovra: Confesercenti, no ad aumenti IVA, i consumi sono già in frenata

L’associazione: bene Di Maio, con scambio IVA-IRPEF ci guadagna solo il ‘banco’ dell’Erario, è proposta irricevibile in un Paese con 5 milioni di poveri

Diciamo no, con forza, a qualsiasi ipotesi di incremento dell’IVA, aumenti ‘selettivi’ inclusi. I consumi italiani stanno già vivendo una frenata allarmante, un ulteriore appesantimento fiscale darebbe loro il colpo di grazia.

Così Confesercenti commenta le indiscrezioni di stampa su un possibile aumento dell’IVA.

Registriamo con soddisfazione la pronta smentita del Vice Premier Luigi Di Maio. I consumi delle famiglie italiane sono il vero malato della nostra economia: dobbiamo ancora recuperare 26 miliardi di euro di spesa persi dall’inizio della crisi. Siamo l’unico Paese europeo ad essere rimasto così indietro.

E nel 2018 si prospetta una frenata allarmante: la crescita stimata per l’anno da Confesercenti e Cer è ferma all’1%, il dato peggiore dal 2014 ed il 40% in meno di quanto previsto dal DEF ancora vigente. Stime elaborate ipotizzando lo stop agli aumenti IVA previsti dalle clausole di salvaguardia. Se così non fosse il quadro di previsione sarebbe decisamente peggiore: la variazione dei consumi si abbasserebbe allo 0,8% già nel 2019, per arrivare quasi allo stop (+0,3%) nel 2020.

Siamo contrari anche ad un eventuale scambio tra gli aumenti IVA e la riduzione dell’IRPEF. Si tratterebbe, infatti, di uno scambio diseguale, in cui a guadagnarci sarà comunque il ‘banco’ dell’Erario: un guadagno già assicurato nei confronti dei contribuenti “incapienti” che a fronte di un reddito molto basso non pagano l’Irpef e che, dunque, non trovano alcun beneficio dalla riduzione delle aliquote dell’imposta sul reddito mentre sono colpite pesantemente dagli aumenti Iva. Una proposta che riteniamo irricevibile in un Paese con oltre 5 milioni di poveri, che saranno coloro su cui un eventuale incremento dell’IVA – ed in particolare delle aliquote ridotte ed intermedie – peserà di più.

Condividi