Pescara, area di risulta: Confesercenti scrive al sindaco

L’associazione lancia il modello “Defense” di Parigi: “Meno bosco, più parcheggi e edifici dedicati al terziario”

«Non entriamo nelle diatribe interne di questa e di altre amministrazioni: ma non si commetta l’errore di deliberare frettolosamente sull’area di risulta solo per dimostrare di aver affrontato il problema. Il tema della riqualificazione dell’area di risulta non può prescindere da alcuni aspetti: il ritorno degli uffici pubblici e privati nel centro urbano, la salvaguardia dei posti auto e l’accessibilità del costo dei parcheggi. Nessun progetto di riqualificazione potrà avere il consenso delle forze economiche senza il rispetto di questi parametri».

Lo affermano, in una lettera inviata al sindaco di Pescara Marco Alessandrini, il presidente di Confesercenti Raffaele Fava ed il direttore Gianni Taucci. «La politica torni con i piedi per terra – dicono Fava e Taucci – e pensi a quel che serve davvero al nostro centro urbano. Poche città in Europa hanno la disponibilità di una immensa area vergine compresa fra la stazione ferroviaria, il terminal bus, il parcheggio centrale e il cuore commerciale della città: non sprechiamo questa opportunità dietro a idee anni Novanta come le mediateche o a progetti immaginifici come teatri mediterranei e parchi metropolitani. Utilizziamola invece per ridare slancio alla nostra economia e opportunità di lavoro alle nuove generazioni: l’area di risulta deve diventare un  grande centro direzionale, il più grande del Centro Italia, dove concentrare uffici, studi professionali, aziende, sedi amministrative pubbliche e private, sul modello della Defense parigina, ovviamente in piccolo».

«Una cittadella del terziario avanzato già servita dai trasporti, dai parcheggi e dalla più grande piazza commerciale dell’Adriatico. Riteniamo che questo sia possibile – sottolineano ancora Fava e Taucci – purché ci si liberi da divisioni ideologiche. Abbiamo avuto modo più volte di sottolineare che il progetto in discussione oggi non ci convince fino in fondo. L’idea di un “bosco  urbano” di 5 ettari ci spaventa, visto che le economie municipali sono già insufficienti per i parchi esistenti. Il piano tariffario dei parcheggi è incompatibile con una economia che fatica a risollevarsi a queste latitudini. Prevedere altri negozi non serve: quelli attuali faticano oltre ogni previsione. Continuare a immaginare spazi culturali è provinciale, se non vengono riempiti di contenuti, e per adesso Pescara ha solo tanti spazi culturali vuoti. La pista ciclabile all’interno dell’area di risulta può essere implementata con il passaggio del trasporto pubblico di massa, liberando definitivamente così corso Vittorio Emanuele e Viale Marconi da questa spada di Damocle. Ma soprattutto – concludono il presidente ed il direttore di Confesercenti – va fatto uno sforzo perché si comprenda che la città è fatta non solo di manuali, ma di persone in carne ed ossa che vivono sulla loro pelle le scelte quotidiane, e che condividere porta solo buoni frutti».

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