Vendite, Ufficio Economico Confesercenti: “Crisi del mercato interno continua, brutto segnale per Natale”

“Travolte le piccole imprese del commercio: nei primi 10 mesi 135 chiusure al giorno, spariti 22mila negozi. Serve terapia fiscale d’urto”

Consumi delle famiglie strozzati da crollo reddito disponibile e aumenti fisco e spese fisse: dal 2001 al 2013 quasi raddoppiate quelle per acqua e condominio, +46% per energia elettrica

La crisi dei consumi, iniziata a fine 2011, non accenna ad arrestarsi: anzi, il calo di vendite investe ormai tutte le forme distributive con l’eccezione dei discount. Per le piccole imprese del commercio, poi, è un vero tracollo: quello di settembre è il quinto calo consecutivo, e negli ultimi 33 mesi si sono registrate solo 2 variazioni positive su base mensile. Un crollo che fa sentire i suoi effetti sul tessuto imprenditoriale: nei primi 10 mesi di quest’anno hanno chiuso 135 imprese del commercio al giorno, per un saldo finale negativo di oltre 22mila negozi. Così Confesercenti sui dati delle vendite di settembre diffusi oggi dall’Istat.

Si tratta di un brutto segnale per la stagione delle prossime feste, ci aspettiamo, purtroppo, che anche i prossimi tre mesi siano negativi, e persino il Natale sarà stagnante o in calo. Gli italiani soffrono il crollo del reddito disponibile, ma anche l’aumento del fisco e delle cosiddette spese fisse, da quelle per l’abitazione e la salute alle bollette:dal 2001 al 2013 quasi raddoppiate quelle per acqua e condominio, +46% per energia elettrica. Aggravi che tolgono ulteriore spazio ai consumi. Basti pensare che nella top ten delle voci di spesa che hanno registrato i maggiori incrementi nel periodo 2001-2013 ci sono solamente due voci appartenenti al capitolo dei consumi commercializzati: Birra e Uova.

C’è bisogno di una terapia fiscale d’urto per rianimare il mercato interno. Una strategia shock contro la deflazione e la stagnazione, che preveda una sostanziale riduzione del carico fiscale che grava su consumi e famiglie e recuperi più risorse dai tagli della spesa pubblica.  Soprattutto, è indispensabile evitare i pesanti errori del recente passato, come la previsione di ulteriori aggravi per le bollette –energetiche ma non solo – e il maxi-aumento dell’Iva previsto dalla clausola di salvaguardia, che peserebbero ancora sui consumi. Il caso giapponese faccia riflettere.

 

Tab. 1: flussi di aperture/chiusure di imprese nel Commercio al dettaglio in sede fissa (gen-ott. 2014). Fonte: Osservatorio Confesercenti

 

REGIONI

Iscrizioni

Cessazioni

Saldo

PIEMONTE

1.142

2.748

-1.606

VALLE D’AOSTA/VALLÉE D’AOSTE

34

70

-36

LOMBARDIA

2.116

4.246

-2.130

TRENTINO-ALTO ADIGE/SÜDTIROL

146

318

-172

VENETO

1.236

2.202

-966

FRIULI-VENEZIA GIULIA

238

606

-368

LIGURIA

617

1.235

-618

EMILIA-ROMAGNA

1.183

2.550

-1.367

TOSCANA

1.108

2.512

-1.404

UMBRIA

258

594

-336

MARCHE

405

943

-538

LAZIO

1.715

4.145

-2.430

ABRUZZO

473

1.007

-534

MOLISE

118

262

-144

CAMPANIA

3.262

6.033

-2.771

PUGLIA

1.958

3.918

-1.960

BASILICATA

201

477

-276

CALABRIA

903

1.622

-719

SICILIA

1.542

4.500

-2.958

SARDEGNA

516

1.276

-760

Totale ITALIA

19.171

41.264

-22.093

 

Tab. 2  La top ten dei consumi per incremento di spesa 2001-2013 (Fonte: elaborazioni Confesercenti)

tabella2 

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